Santuario Madonna di Castellaro – Nostra Signora di Lampedusa – Castellaro (Imperia)



Nostra Signora di Lampedusa - Castellaro

Nostra Signora di Lampedusa - Castellaro

Il santuario di Castellano sorge a poca distanza dall’abitato, un piccolo centro della provincia di Imperia con poco più di mille abitanti ed è conosciuto con il nome di Nostra Signora di Lampedusa.
La curiosa denominazione è dovuta alle sue origini che mischiano storia e leggenda.
Un cittadino castellanese, Andrea Anfosso, fu catturato dai turchi durante un’invasione, nel 1561 e fatto schiavo. Durante una traversata, giunti all’isola di Lampedusa fu mandato dai pirati a rifornirsi di legname, proprio in quell’occasione, in mezzo ad una luce abbagliante scorge una tela raffigurante Maria e il Bambino. L’apparizione gli diede la forza per mettere in pratica il piano di fuga: da un tronco ricavò una sorta di imbarcazione con la tela come vela e fuggì in mare diretto alla terra natia.
L’affascinante storia racconta che giunse sulle coste liguri e nel 1602, giunto a Castellaro, decise di costruirvi il santuario in onore della Madonna di Lampedusa che lo aveva protetto nel viaggio.
Il santuario fu eretto nel 1619, su di una piazza a forma di trapezio, con dei possenti muraglioni a sostenerlo, 15 cappellette rappresentanti i misteri del Santo Rosario, affiancano la strada che porta al santuario, divenuto ben presto meta di pellegrinaggi dei fedeli cristiani, che accorrono durante tutto l’anno.
Molte sono le guarigioni miracolose che sono collegate al santuario e all’intercessione della Madonna di Lampedusa e i numerosi ex-voto stanno lì a testimoniarlo.

Il Santuario è di pianta circolare con un altare maggiore e due altari laterali; presso l’altare maggiore è posta l’ancona marmorea, che custodisce ancora oggi la tela della Madonna col Bambino e santa Caterina d’Alessandria ritrovata da Andrea Anfosso a Lampedusa. Gli altari laterali sono dedicati a sant’Egidio e a san Francesco.
Agli angoli della chiesa sono invece collocate quattro statue di marmo, che rappresentano Sant’Anna, San Gioacchino, San Giuseppe e San Giovanni Evangelista.
Sulla facciata, sopra la porta centrale troviamo un affresco di Andrea Anfosso sulla sua imbarcazione e ai lati due iscrizioni dell’evento, una in lingua latina e l’altra in lingua italiana.
Il campanile e il porticato sono stati aggiunti solo nel XIX secolo.
In seguito al terremoto del 1887 che distrusse la vicina Bussana, il tetto crollò sui fedeli intenti a partecipare alla messa del Mercoledì delle Ceneri, causando ingenti danni alla struttura e 47 vittime.

Il Santuario è stato inserito nell’itinerario giubilare dell’Anno Santo 2000.
La storia del Santuario è raccontata nel romanzo di Iacopo Ruffini, “Il Dottor Antonio” pubblicato alla fine dell’Ottocento in Inghilterra.

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