Santuario B.V. Immacolata di Monticello – Pievepelago (Modena)



Santuario B.V. Immacolata di Monticello

Santuario B.V. Immacolata di Monticello

La tradizione legata a questi luoghi consta di ben due leggende che narrano della fondazione di questo affascinante santuario Mariano. La leggenda più antica racconta di una donna che rincasando la sera venne assalita da un lupo. La povera donna fece allora invocazione alla Santa Vergine in modo di potersi salvare. La Madonna allora comparve miracolosamente e intimò alla fiera di ritirarsi nel bosco.

In seguito al racconto della donna si recarono sul luogo uno stuolo di curiosi che rinvennero una immagine della Immacolata Concezione dipinta su tavola posta su di un faggio. Si decisa allora di edificare in quel luogo una piccola cappella che oggi si può ammirare a poca distanza dal santuario vero e proprio. La seconda leggenda che aggiunge ancor più fascino mistico a questi luoghi narra invece di un pastorello che arrampicatosi su un albero per meglio osservare il suo gregge cadde rovinosamente a terra. Ma invocando l’aiuto della Madonna uscì miracolosamente illeso dalla caduta. Vene posta allora in quel luogo una immagine della Vergine Immacolata che divenne in seguito meta di pellegrinaggio.

L'interno del santuario

L'interno del santuario

Di notevole interesse anche la vicenda del vecchio di Casa Targone il quale, proprietario di una piccola cappella, si appropriò illecitamente dell’immagine della Madonna la quale, evidentemente non gradendo la sua nuova collocazione, tornò miracolosamente a Monticello. Nei primi anni dell ‘800 con il notevole incremento dei pellegrini in questi luoghi si penso alla erezione del primo Oratorio. Nel 1847 iniziarono i lavori che terminarono nel ’49. Successivamente lo stabile subì svariati lavori di ampliamento e di ristrutturazione. Lavori i quali implementarono alla struttura originaria il portico, il campanile, la nuova facciata e l’aggiunta di nuovi spazi. Sopra il portico venne posto il bassorilievo di Maria Regina della Pace opera del pievarolo professor Luigi Galli.

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