Catacomba di San Valentino (Roma)



basilica_e_catacomba_di_san_valentino_imggallery[1]Fu edificata da Giulio I ed ebbe tanta importanza che durante il secolo viii la porta del Popolo fu detta Porta di S. Valentino. Fu restaurata da Onorio I, da Teodoro I e da Leone III e nel secolo ix ebbe anche un monastero che dipese da quello di S. Silvestro in Capite.

Sotto il pontificato di Nicola II l’abate di S. Silvestro vi fece fare alcuni restauri importanti come si rileva da una iscrizione superstite nella quale si parla della Basilica di S. Valentino, come avente portici, un campanile, e un muraglione fortificato per difenderla dagli assalti.

Se ne ha menzione durante il secolo XII, poi la chiesa e il monastero vengono abbandonati tanto che nel secolo XVI, è descritta già in ruderi e completamente rovinata.

Di essa non rimangono che scarsi avanzi: la base dell’abside addossata alla collina, frammenti di basi e di capitelli delle colonne corinzie che sostenevano il tetto, la mensa dell’altare e qualche pezzo delle colonnine del tabernacolo.



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