Intorno all’anno 700, nella chiesa di San Legonziano, un monaco basiliano manifestò infatti dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. Durante la messa, però, l’ostia e il vino consacrati si trasformarono realmente in carne e in sangue.
Custodite prima dai Basiliani, poi dai Benedettini e infine dai Frati Minori Conventuali, le due reliquie sono oggi conservate rispettivamente in un ostensorio d’argento di scuola napoletana (1713) e in un’ampolla di cristallo, poste nel secondo tabernacolo dell’altare monumentale, al centro del presbiterio.
Le reliquie consistono in cinque gocce di sangue coagulato e nella sottile membrana di carne risultato della trasformazione dell’ostia. Gli esami istologici eseguiti con assoluto rigore
scientifico e documentati da una serie di fotografie al microscopio, effettuati nel 1971 e nel 1981 nell’ospedale di Arezzo, hanno dimostrato che si tratta di sangue e tessuto cardiaco umani con lo stesso gruppo sanguigno: AB e che non
sono mai stati trattati per la conservazione.
Il santuario del Miracolo Eucaristico vede sfilare, ogni anno, decine di migliaia di fedeli, provenienti da tutto il mondo.