Santuario Santa Maria delle Grazie – Jesi (Ancona)



Santuario Santa Maria delle Grazie - Jesi (Ancona)Il Santuario Santa Maria delle Grazie è custodito dai Frati Carmelitani e si trova in Corso Matteotti, 43 60035 JESI Tel. 0731- 53225 (diocesi di Jesi).

COME SI RAGGIUINGE In auto: autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita ad Ancona nord, superstrada per Fabriano-Roma, a circa 16 km da Ancona. In treno: linea Ancona-Roma, stazione di Jesi.

Il 2 aprile si celebra l’anniversario del voto alla Madonna; la festa delle Grazie la domenica dopo Pasqua; il 16 luglio festa della Madonna del Carmine. Il Santuario è aperto dalle 7 alle 12 e dalle 16,30 alle 19.

LA STORIA

Dalla seconda metà del XV secolo si diffonde a Jesi il culto alla Madonna della Misericordia, detta delle Grazie, partendo da un rustica cappella in località Terra Vecchia.

L’immagine della Madonna fu dipinta da Lippo di Dalmazio sul finire del XIV secolo, sul muro esterno di un casolare rurale, nei pressi della Chiesa di S.Nicolò.

Di fronte a esso venne eretto un piccolo oratorio nel 1448. Nel 1456 fu costruita la Cappella e venne affrescata l’immagine della Vergine. Dal 1486 è officiata dai Carmelitani, che costruirono attorno una vasta Chiesa, sostituita dall’attuale nel 1759, dedicata alla Madonna del Carmine.

La Chiesa fu completata nel 1509, incorporando la cappella votiva, ma verso la metà del XVIII secolo i Carmelitani demolirono la Chiesa cinquecentesca e realizzarono l’attuale tempio su disegno dell’architetto Maiolatesi.

L’altare maggiore dedicato alla Vergine del Carmelo, venne realizzato in scagliola colorata, poi sostituito da un nuovo altare in marmo policromo.

L’affresco della cappella votiva, di scuola umbro-marchigiana del ‘400, raffigura la Madonna della Misericordia che copre maternamente con il suo manto il popolo, con pareti e altare in marmo, restaurato nel 1971.

quì la mappa:

Visualizzazione ingrandita della mappa

per approfondimenti:

Comune di Jesi
Il sito ufficiale del comune di Jesi


Commenti

3 commenti in “Santuario Santa Maria delle Grazie – Jesi (Ancona)”
zingo ha detto:

Articolo di Paola Cocola:

Quella antica immagine nella nicchia sul palazzo delle ex Giuseppine

Passando per caso, giorni fa, da via S. Martino, nel punto in cui essa si interseca con via San Nicolò per poi entrare in piazza Pergolesi, ho intravisto una piccola nicchia.
Per me, o meglio, per il lavoro di ricerca sulle Figurette di Jesi – in via di completamento ormai in questi giorni – è stata una “scoperta” allettante.
Parcheggiata subito l’auto assieme agli impegni, mi sono “piantata” davanti all’edicola. Non arrivando alla piccola porticina posta a circa due metri da terra, mi sono fatta prestare una scala da un ufficio vicino e ho fotografato l’immagine, liberata per pochi minuti, dalla fitta grata di ferro a maglie finissime. Pare un’antica (?) litografia – o cromolitografia – nella quale l’immagine ritratta fa pensare ai dipinti di Andrea di Bartolo segnati dalla tipica traccia di colore rosso. Il quadro, protetto da vetro, mostra l’immagine della Madonna e due scritte in latino. Nella prima, in alto, si legge: “Amicta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim”. Traduzione: “Rivestita di sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sul capo una corona di dodici stelle”. Nella frase, in basso, invece: “Vero Ritratto Della Miracolosa Vergine Maria Delle Grazie di S. Giovanni di Valdarno di sopra” Ancora più giù, un’altra scritta in latino “Tu Gloria, Tu Laetitia, Tu Honorificentia populi nostri”. Tra il vetro e la cornice, è infilata una piccola immaginetta con la riproduzione della Madonna della Misericordia affrescata da Andrea di Bartolo e venerata nel Santuario della Madonna delle Grazie di Jesi, proprio a “due passi” da lì.
A casa, comincio a pensare. Mi ritorna in mente la storia della Chiesa delle Grazie e della vicina San Nicolò, la chiesa più antica di Jesi e non posso fare a meno di percepirne un legame tra queste e l’edicola.
Quasi tre anni di ricerche nel mondo delle vecchie edicole mi hanno insegnato che la maggior parte di esse nasceva sulle “ceneri” di altre erette nello stesso punto in precedenza, negli incroci, ai bordi delle strade e dei campi, sulle facciate delle case. La collocazione poi di un quadro così particolare nella nicchia alle spalle della chiesa di San Nicolò, un quadro singolare rispetto a quello delle oltre sessanta edicole jesine catalogate nel libro, mi fa pensare all’azione e alla cura – nel tempo – da parte di religiosi e non di gente comune.

Mi pongo la domanda: è possibile che l’attuale nicchia sia frutto della ricostruzione o ristrutturazione nel corso dei secoli, dell’originaria figuretta votiva legata alla realizzazione della Chiesa delle Grazie? E che i padri Carmelitani ne siano stati i “tutori”nel tempo?
“La Chiesa di Santa Maria delle Grazie trae origine da una immagine della Madonna dipinta (pare da un certo Lippo di Dalmazio Bolognese) sul muro esterno di un casolare – forse una piccola edicola in area campestre – che sorgeva lungo la strada di Terravecchia, non lontano dalla chiesa di San Nicolò”.
(Nel 1200 si era formato – in effetti – il borgo di San Nicolò, abbandonato poi dalla popolazione nel Trecento e soprannominato Terra Vecchia. Si estendeva dal tratto terminale dell’attuale via XV Settembre e terminava in corrispondenza di porta Urbana, poi detta porta Farina).
“Nel 1454 anche Jesi venne investita dalla peste. Più della metà degli Jesini era rimasta vittima del morbo quando, due anni dopo, il popolo risolvette alla fine ricorrendo all’alto patrocinio di Maria Vergine: si portò ai piedi della immagine della Madonna in Terravecchia e a lei, con voto solenne, promise di fabbricarle una chiesa se dal flagello della pestilenza fosse stato, per sua intercessione, liberato. Il morbo scomparve e gli jesini costruirono attorno all’immagine miracolosa (termine che, inteso anche in senso ampio, potrebbe significare: nelle vicinanze immediate, in prossimità), una cappella: uomini e donne si prodigarono e in meno di ventiquattro ore il piccolo edificio era ultimato… Alla cappella, inizialmente dedicata a Santa Maria Egiziaca, fu in seguito attribuito il titolo di Santa Maria delle Grazie, che apparteneva al vicino Oratorio dell’Assunta… Nel 1486 il Comune la affidava ai Carmelitani… (da Conoscere Jesi)”
Scrive Gloriano Paoletti nella pubblicazione del 2006 dedicata alla Madonna delle Grazie: “Nel 1456… il popolo di Jesi, disperato e impotente di fronte a tanto flagello, si rivolse implorante ad un’icona della Vergine posta in una edicola in area campestre lungo Terravecchia.”
“Altre fonti parlano di un’immagine mariana – continua Poletti – dipinta sul fronte esterno di una casa colonica. Per grazia ricevuta, il popolo jesino eresse, in un sol giorno, vicino a quella edicola, una Cappella votiva per la quale, l’artista jesino Andrea di Bartolo affrescò una immagine della Vergine misericordiosa…”
Se l’edicola miracolosa sorgeva nel punto in cui oggi è presente la nicchia, forse l’atto di costruire la cappella nelle sue vicinanze fu motivato dalla necessità di non porla in posizione arretrata (alle spalle) rispetto alla chiesa di San Nicolò.
Ritornando poi alle immagini custodite nella nicchia, è sorprendente constatare come le storie delle due chiese – marchigiana e toscana –  si assomiglino: entrambe originate dal ringraziamento alla Madonna per la protezione dalla peste, del 1454 a Jesi, del 1478 a San Giovanni Valdarno. Entrambe, scaturite da un’immagine: a Jesi, edicola, poi cappella, poi chiesa; a San Giovanni Valdarno, immagine (forse edicola), poi tabernacolo, poi cappella, poi chiesa…  
Oggi si pensa di abbattere l’edificio su cui è collocata la nicchia. Un’iniziativa delicata e importante, forse anche per la stessa edicola che potrebbe assumere, in una adeguata sistemazione futura, maggiore visibilità.
Paola Cocola

zingo ha detto:

Buongiorno Paola, purtroppo tutte le informazioni che avevamo a disposizione le abbiamo scritte nell’articolo e non sappiamo quindi rispondere alle sue domande.
Volentieri pubblichiamo qui tra i commenti il suo articolo e grazie mille per la sua considerazione.

paola ha detto:

Buon giorno
Sono un’insegnante e giornalista. Sto conducendo una ricerca sulle edicole di Jesi e ho notato giorni fa quella di via San Martino. L’ho collegata all’edicola antica da cui nacque poi il santuario perchè anche se ristrutturate, le vecchie edicole sorgono sempre dalle ceneri di altre ancora più antiche. Ho trovato molto prescisa questa storia da voi scritta rispetto ad altre che sono tanto confuse e trovo che risponde a ciò che ho scritto nel numero di Voce della Vallesina di domenica 17 luglio. Vorrei ricevere maggiori informazioni a proposito con se possibile una piccola mappa fatta a mano di dove si trovava l’edicola, l’oratorio dell’Assunta, ecc.
Grazie infinite
Paola

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