San Panfilo – Sulmona (L’Aquila)



La facciata, a coronamento orizzontale settecentesco, mostra nella sezione inferiore, delimitata da una bella cornice goticizzante che continua lungo il fianco destro, il portale ogivale.

Questo è fiancheggiato da un motivo di colonne reggenti due edicolette gotiche in cui sono riposte le statue di San Pelino e San Panfilo, opera, come il perduto rosone, di Nicola di Salvitto (1391). Nella lunetta, affresco  di Leonardo da Teramo.

Seicentesco è il portalino laterale che immette nella sagrestia e settecentesco il campanile. Romanici, invece, sono il portale che si apre sul fianco e le tre absidi, segnate orizzontalmente da una cornice di archetti.

L’interno, benché ampiamente rimaneggiato, conserva l’impianto basilicale a tre navate scandite da colonne romaniche. Sul muro di controfacciata sono collocati due monumenti funebri, l’uno del vescovo Bartolomeo de Petrinis (1422) e l’altro di un personaggio femminile che la tradizione identifica nella sorella del prelato.

Da una scala posta in fondo alla navata centrale si accede alla cripta che senza dubbio costituisce la parte più antica dell’edificio. Ripartita in tre navate trasverse da una serie di colonne, di cui la parte più interessante è quella sommitale dei capitelli, accoglie sotto un’elegante edicola marmorea eretta nel 1662 le spoglie del Santo Patrono e il busto reliquiario opera cinquecentesca dell’orafo sulmonese Giovanni di Marino di Cicco.

Completano l’arredo una bella Madonna, in bassorilievo, detta delle Fornaci (sec. XII).



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