Eremo di Fove – Saint Marcel (Aosta)

Eremo di Fove
11020 Saint Marcel
Aosta
ITALY

 

 

 

 

 

 

 

 

L’eremo di Fove.sorge a pochi chilometri da Aosta, poco più in alto del paesino di San Marcel, in un antico borgo medioevale abbandonato dai suoi abitanti nel novecento.
L’eremo fu fondato nel 1976 dai Piccoli Frati dell’Accoglienza. Oggi i frati non ci sono più ma vi si tengono nei mesi estivi e in altri periodi dell’anno delle settimane di formazione spirituale per adulti e bambini.

COME SI RAGGIUNGE:
da Aosta in Autobus di linea e poi un tratto di 800 metri a piedi
in Treno fino ad Aosta e poi in autobus di Linea oppure con un Taxi
Autostrada uscita Nus e poi due chilometri di statale e quindi due chilometri per Fove

RICETTIVITA’
L’eremo è formato da tante casette risalenti al medioevo, tutte restaurate e con bagno.
Sono anche presenti dei locali in cui ci si può riunire e socializzare partecipando a riunioni, inviti alla preghiera, conversazioni sulla spiritualità… leggere o guardare qualche dvd di particolare interesse o semplicemente… mangiare allegramente insieme con gioiosa partecipazione.
A Fove si va in gruppo per passare qualche giorno in preghiera e meditazione condividendo esperienze o partecipando ad incontri di formazione spirituale e religiosa anche con partecipanti di religioni diverse. Una particolare attenzione viene poi rivolta ai bambini. Per essi si organizzano in estate settimane di formazione cristiana. I bambini, accompagnati dai papà o dai nonni, svolgono varie attività formative e ricreative in cui, attraverso la dinamica del gioco, si parla loro di Gesù come di un amico con cui fare amicizia. I bambini socializzano in vari modi: cantano e giocano assieme, partecipano a delle gite nei dintorni di Aosta sotto gli occhi vigili dei genitori e delle guide.
Tutto ciò è frutto dell’applicazione delle più moderne metodologie pedagogiche. Un ruolo fondamentale perché ciò si realizzi è quello degli animatori particolarmente addestrati.

 

A Fove si vive “con le porte aperte” a Tutti, si parla, si tace, si condivide o si fa tesoro nascosto di ogni singolo battito del cuore. Ci si rinfranca il corpo, la mente e soprattutto lo Spirito.

 

Ringraziamo sentitamente Blasco Marotta per il supporto di testo, immagini e video

Eremo di Calomini – Vergemoli (Lucca)

L’Eremo di Calomini è una delle attrattive più importanti del territorio di Vergemoli e uno dei monumenti religiosi più caratteristici dell’intera Garfagnana.

L’Eremo di Calomini è una delle attrattive più importanti del territorio di Vergemoli e uno dei monumenti religiosi più caratteristici dell’intera Garfagnana.

Sorge sulla vallata della Turrite, sulla strada che porta all’abitato di Gallicano. Venne costruito in seguito all’apparizione della Madonna ad una pastorella del luogo di cui però non si conosce il nome.

La leggenda si diffuse prontamente e, nel 1300, venne costruita la chiesa in onore della Vergine, poi ampliata nei secoli. Nei primi anni del 1700 venne realizzato il duplice colonnato, che si incontra subito una volta salite la scale della chiesa, e venne allargata la grotta nella quale sorge il complesso per accoglierne la sacrestia.

L’edificio venne custodito dai monaci eremiti, che lo abitarono per oltre cinque secoli fino al 1868, anno in cui passò ai padri cappuccini di Lucca che, ancora oggi, provvedono a conservare con cura il complesso. Numerosi sono ancora i fedeli che salgono all’eremo da maggio a settembre.

Eremo S.Guglielmo di Malavalle – Castiglione della Pescaia (Grosseto)

Il monastero suscita un grande interesse poiché rappresenta la casa madre dell’ordine guglielmita: il primo nucleo del complesso fu edificato alla fine del XII secolo sulla tomba di san Guglielmo, morto in questi luoghi nel 1157.

L’eremo di Malavalle si trova immerso nella macchia mediterranea, all’interno del comune di Castiglione della Pescaia.

E’ possibile raggiungerlo percorrendo a piedi un sentiero che costeggia l’acquedotto comunale e si inoltra nel bosco. L’origine dell’eremo di Malavalle è legata alla figura leggendaria di san Guglielmo, nobile guerriero francese che si dedicò all’eremitaggio e alla penitenza proprio in questi luoghi dove, secondo la tradizione, avrebbe sconfitto un drago.

Il monastero suscita un grande interesse poiché rappresenta la casa madre dell’ordine guglielmita: il primo nucleo del complesso fu edificato alla fine del XII secolo sulla tomba di san Guglielmo, morto in questi luoghi nel 1157.

Il monastero fu abbandonato agli inizi del Cinquecento ma già nel 1597 fu nuovamente abitato dal monaco agostiniano noto come Venerabile Giovanni da San Guglielmo e dai monaci del suo ordine fino al 1782, anno del definitivo abbandono.
Attualmente del convento si conservano parte del chiostro, con le celle dei monaci, e i resti di una torre settecentesca. La chiesa, il cui impianto originario risale al XIII secolo, è a navata unica con copertura a botte.

 All’interno si conserva un altare secentesco in laterizio.

Eremo di San Martino – Fara San Martino (Chieti)

Per essere precisi dobbiamo dire che il monastero, posto all’imbocco della valle, esiste ancora seppure sepolto sotto circa dieci metri di detriti, dai quali spunta solamente il campanile, quasi ad invocare aiuto

Nella Valle di Fara San Martino, paese noto per essere una delle capitali mondiali della pasta, si trova il vallone di Santo Spirito.

Tale valle è ancor oggi meta di una processione che i devoti di Atessa compiono sul luogo dove sorgeva l’antico monastero di San Martino in Valle.

Per essere precisi dobbiamo dire che il monastero, posto all’imbocco della valle, esiste ancora seppure sepolto sotto circa dieci metri di detriti, dai quali spunta solamente il campanile, quasi ad invocare aiuto.

Intorno al paese sono numerose le grotte che un tempo furono rifugio di pastori, briganti e monaci, e tra queste l’eremo. A circa due ore di cammino dal monastero si trova un grosso riparo di circa settanta metri di lunghezza che, nella parte centrale, conserva una cella eremitica.

Testimonianza dell’antica presenza sono le pietre lavorate: scanalate, lisciate e squadrate. L’unica opera recente è un piccolo muro a secco che si eleva perpendicolarmente alla parete in modo da realizzare un momentaneo riparo.
Nel 1452 il monastero venne soppresso da Papa Nicolò V e unito al Capitolo Vaticano. Alla fine del Settecento il monastero passò al Regio Patronato e definitivamente unito all’Arcidiocesi di Chieti.

La causa della sua scomparsa fu un’alluvione avvenuta all’inizio dell’Ottocento che ricoprì la struttura di detriti sotto i quali ancora oggi riposa.

Eremo di San Franco – L’Aquila

La tradizione vuole che in questa grotta sotto le pareti del Monte Cefalone, il 5 giugno di un anno imprecisato fra il 1220 e il 1230, terminasse i suoi giorni San Franco, patrono di Assergi.

La tradizione vuole che in questa grotta sotto le pareti del Monte Cefalone, il 5 giugno di un anno imprecisato fra il 1220 e il 1230, terminasse i suoi giorni San Franco, patrono di Assergi.

Nel momento della sua morte le campane suonarono da sole, i galli cantarono ed una luce apparve in alto sulla montagna.

Negli ultimi tempi pochi fedeli si recavano a quest’eremo così lontano e faticoso da raggiungere ma di recente gli abitanti di Assergi hanno ravvivato l’antica tradizione del pellegrinaggio alla grotta.

Essa si apre sotto una grossa rupe che chiude una ripida valletta erbosa, sotto la vetta del Cefalone.

Si tratta di una fessura che, già all’ingresso, ha una scarsa abitabilità; oltre, diventa un cunicolo basso e fangoso mentre, verso monte, uno zoccolo roccioso ne riduce ulteriormente l’altezza.

Se non fosse per la tangibile testimonianza dei resti delle mura che chiudono un riparo così scomodo, certamente si sarebbe dubitato della reale possibilità della presenza eremitica in quel luogo.

Grotta di Santa Maria Maddalena – Valle Castellana (Teramo)

Guardando dalla strada che attraversa il versante opposto della Valle del Salinello, a 1000 metri s.l.m., si scorge l’ampio arco roccioso della grotta di Santa Maria Maddalena.

Guardando dalla strada che attraversa il versante opposto della Valle del Salinello, a 1000 metri s.l.m., si scorge l’ampio arco roccioso della Grotta di Santa Maria Maddalena.

La chiesa viene menzionata nei documenti della metà del XIII secolo come dipendenza di Sant’Angelo al Volturino, con il nome di Santa Maria Maddalena o Santa Maria Maddalena in Monte Polo.

Papa Benedetto XIII, nel 1724, concesse l’indulgenza a tutti i pellegrini che visitavano questo luogo di culto. Il riparo oggi si presenta quasi completamente in rovina.

Dall’ampio ingresso di circa 20 metri l’ambiente prosegue all’interno restringendosi rapidamente, fino ad un massimo di 5 metri. La zona più angusta in passato doveva sicuramente ospitare una cappella di piccole dimensioni.

Di essa rimangono parti delle mura posteriori e di quelle laterali, con visibili tracce di affreschi, nonché la base della copertura con volta a botte. Anche all’ingresso vi sono resti di due mura che, sul lato destro, si chiudono ad angolo retto.

Probabilmente questo muro continuava sino a chiudere il riparo per poi proseguire sul lato sinistro. Sulle pareti sono infatti visibili i resti di buche di palo.

La chiesa era dotata di una campana quattrocentesca, realizzata da una fonderia ascolana, ancora oggi custodita nella chiesa di San Giovanni Battista di Macchia da Sole.

Eremo di Sant’Angelo in Volturnino – Teramo

Su un colle roccioso spicca una grande grotta visibile da tutta la vallata: è l’eremo di Sant’Angelo in Volturino o, come lo definisce il De Rosa nella sua opera “Chiesa e religione popolare nel Mezzogiorno”

Sul versante ovest del Monte dei Fiori, le pareti aride dominano la valle del torrente Castellano.

Su un colle roccioso spicca una grande grotta visibile da tutta la vallata: èl’Eremo di Sant’Angelo in Volturino o, come lo definisce il De Rosa nella sua opera “Chiesa e religione popolare nel Mezzogiorno” (Roma-Bari 1972), Sant’Angelo a Settentrione, denominazione usata per distinguerlo da Sant’Angelo in Ripe.

Nel territorio di Valle Castellana la presenza monastica è senz’altro rilevante; la zona, nota come Valle Venaria, dal paese di San Vito si estendeva sino a Macchia del Sole ed all’Eremo di Sant’Angelo in Volturino.

Tale territorio venne citato in un documento del 1086 come “macchia dei monaci”. Il romitorio, fondato come dipendenza farfense, con il passare del tempo passò tra i possedimenti dell’Abbazia di San Salvatore di Rieti.

Nel 1235 Gregorio IX pone il monastero sotto la direttiva della Sede Apostolica; altri due documenti del 1252 e del 1256, rispettivamente di Innocenzo IV e di Alessandro IV, citano alcune dipendenze del monastero fra le quali figurano eremi e chiese rupestri della valle del Salinello.

Il monastero godette, oltre che della benevolenza della Santa Sede, anche dei vescovi ascolani ed aprutini, come appare in numerosi documenti .

La grotta (l’ingresso misura circa 18 metri) presenta un muro rettilineo, visibile esternamente solo per un breve tratto. Essa era divisa in due o tre zone di diverso livello: quella interna costituiva la parte cultuale e quella più esterna la parte abitativa.

Nella cavità sono visibili resti di una cisterna e, salendo alcuni gradini, si possono visitare due stanze, una delle quali rappresentava il cuore della struttura: la zona di culto.

Per un breve tratto sono ancora visibili i resti della pavimentazione, in cui si notano diversi dislivelli; sembrerebbe che ampi gradoni portassero alla zona absidale. Sulle mura della cappellina rimangono tracce illeggibili e frammentarie di affresco. Sulla parete rocciosa sono visibili piccole buche e un ripiano.

In tutta l’area della grotta sono numerosi i resti di intonaco dipinto, di pietre lavorate e di frammenti di tegolame

Eremo di San Francesco alle Scalelle – Valle Castellana (Teramo)

In un’ampia valle sassosa, dove il fiume Salinello si divide in due rami, sotto un banco roccioso, vi sono i resti dell’eremo di San Francesco alle Scalelle.

In un’ampia valle sassosa, dove il fiume Salinello si divide in due rami, sotto un banco roccioso, vi sono i resti dell’Eremo di San Francesco alle Scalelle.

Nell’ampio riparo, il cui fronte è lungo circa 15 metri, si conservano tratti delle mura dell’eremo: una parte (circa 6 metri di lunghezza) si appoggia alla parete destra del riparo, un’altra (circa 8 metri di lunghezza) a quella sinistra.

Si notano anche tracce di mura perpendicolari a quelle appena citate che dovevano chiudere il riparo. In questa zona, sotto i resti del pavimento, un crollo ha messo in evidenza un piccolo ambiente, interamente intonacato, con volta a botte con botola centrale.

La prima notizia sul romitorio ce la fornisce Rainaldo vescovo di Ascoli, il quale nel 1273 esentò questo luogo di culto trasferendolo sotto il priore di Sant’Angelo in Volturino.

In una bolla del 1297 Papa Bonifacio VIII nomina nuovamente la chiesa come “San Francesco in Monte Polo”. Il Palma ci fornisce notizie sulla locazione: “…diruto nel territorio di Macchia da Sole, sulla strada per ripa di Civitella, non lungi dal così detto Castello del Re Manfrino…”.

Il romitorio fu inoltre visitato dal De Rosa nel corso del XIX secolo.

Eremo di San Benedetto alle Cannavine – Teramo

Del piccolo cenobio si distinguono bene solo le mura perimetrali di due edifici di ridotte dimensioni, quello più grande adibito a luogo di culto e quello più piccolo ad abitazione.

Non lontano dalla località Macchia del Sole, in prossimità di un esiguo gruppo di case, sul lato opposto di un ruscello vi sono i resti dell’Eremo di San Benedetto.

Del piccolo cenobio si distinguono bene solo le mura perimetrali di due edifici di ridotte dimensioni, quello più grande adibito a luogo di culto e quello più piccolo ad abitazione.

Sotto il manto erboso si nascondono altri resti murari poco identificabili.

Tra le varie macerie sono visibili i segni dei numerosi scavi condotti alla ricerca di materiale degno di interesse. Le prime notizie sul romitorio risalgono al 1252, quandoPapa Innocenzo IV, confermando le servitù di Sant’Angelo, menzionò anche San Benedetto.

Ma la prima notizia storica sull’eremo è datata 23 marzo 1274, giorno in cui il Vescovo aprutino Rainaldo concedeva a Sant’Angelo in Volturino la dipendenza del “cenobio di San Benedetto in San Flaviano in località Cannavine”.

Nella bolla di papa Bonifacio VIII del 1297 compare ancora “San Benedetto de Flaviano”, e nella Visita Pastorale del vescovo d’Aragona, effettuata nel 1580, l’eremo viene identificato come “San Benedetto in Carabine”; infine nel 1297 si ha la notizia dell’assoggettamento alla chiesa parrocchiale di San Giovanni di Macchia del Sole.

Molto probabilmente la conventualità del piccolo cenobio si estinse nel XV secolo con la decadenza di Sant’Angelo in Volturino. Secondo la tradizione locale una delle campane della chiesa di Macchia del Sole proviene dal romitorio di San Benedetto.

Eremo di Fratta Grande – Teramo

La chiesa, di piccole dimensioni, ha una cappella sul fondo e due laterali, ognuna con proprio altare; in quella di destra si conserva la raffigurazione di San Francesco di Paola, di cui Frà Nicola era molto devoto

Nella frazione di Pretara, a Isola del Gran Sasso, lungo il corso del torrente Ruzzo si erge, appoggiato ad un banco roccioso, l’eremo di Fratta Grande di Pretara.

Esso ha un aspetto piuttosto modesto ed anonimo e non mostra il carattere sacro della costruzione.

Una semplice scalinata conduce all’ingresso del romitorio che si apre su uno dei lati corti. Si tratta di una modesta porta che immette in uno stretto corridoio, diviso in due tratti, attraverso il quale si raggiunge il luogo di culto.

A destra dell’ingresso due piccoli vani irregolari collegano con la zona presbiteriale, ed una piccola scalinata collega il primo piano al secondo.

La chiesa, di piccole dimensioni, ha una cappella sul fondo e due laterali, ognuna con proprio altare; in quella di destra si conserva la raffigurazione di San Francesco di Paola, di cui Frà Nicola era molto devoto tanto da cercare di imitarne la dura vita eremitica, mentre in quella di sinistra vi sono alloggiate statuette in terracotta alte circa 50 cm.

Sempre sul lato destro, vicino ad un armadio a vetro, una piccola porticina conduce all’ultimo ambiente, di forma triangolare, dove c’erano il chiostro e la piccola stanza in cui Frà Nicola trascorse gli ultimi anni della sua vita.

In una nicchia si conservano i resti di un organo a mantice, realizzato proprio dall’eremita.

Nel 1986, in occasione del centenario della morte del frate, il Comune di Isola del Gran Sasso ha posto sulla parete rocciosa vicino l’ingresso una lapide in ricordo dell’ultimo eremita della

Eremo di San Falco – Palena (Chieti)

La tradizione popolare vuole che l’Eremo si trovi nei resti dell’antica Villa S. Egidio, anche se il ritiro del Santo dovrebbe cercarsi nelle grotte poste sui fianchi della collina.

La tradizione popolare vuole che l’Eremo si trovi nei resti dell’antica Villa S. Egidio, anche se il ritiro del Santo dovrebbe cercarsi nelle grotte poste sui fianchi della collina.

Secondo la tradizione, alla morte di S. Nicolò Greco, il gruppo dei “Sette Santi Eremiti” giunti dalle Calabrie si sciolse e S. Falco si diresse verso Palena dove, vinto dalla stanchezza, si fermò nella frazione Villa S. Egidio.

Qui rimase facendosi apprezzare dai locali per le sue doti di carità e per il miracoloso potere di liberare gli ossessi.

Il Santo viene ricordato il 13 gennaio, giorno della sua morte, ma viene poi festeggiato in agosto, la domenica successiva alla solennità dell’Assunta

Eremo di Santa Colomba – Teramo

La processione è senza dubbio la parte più bella della cerimonia: una folla variopinta si snoda, cantando, lungo il sentiero nel bosco e i vestiti multicolori ed i numerosi mazzi di fiori rendono l’effetto molto suggestivo.

La cappella è sormontata da un campanile a vela a tre piccole finestre, due delle quali danno verso valle.

L’interno, di forma trapezoidale, ha volta a botte, quattro nicchie per ogni lato ed una sul fondo.

La successione delle nicchie crea un movimento piuttosto gradevole, reso ancora più evidente dai colori usati: giallo carico per le nicchie, verde tenue per le pareti e celeste per la volta.

Sull’altare, in una edicola di legno, è posta la statua di S. Colomba. Sulla sinistra dell’altare c’è una piccola apertura quadrangolare, dove un tempo erano poste le reliquie della Santa.

Ogni 1° di settembre, dalla frazione Pretara di Isola del Gran Sasso e da alcuni paesi vicini, numerosi pellegrini si recano alla chiesetta di S. Colomba, posta a 1234 metri di altezza sulla cima di un colle sotto la vetta del monte Infornace.

La Messa viene celebrata fuori dalla chiesa per ragioni di spazio. Al termine, la statua viene portata in processione su un vicinissimo poggio, dove è posta una croce.

La processione è senza dubbio la parte più bella della cerimonia: una folla variopinta si snoda, cantando, lungo il sentiero nel bosco e i vestiti multicolori ed i numerosi mazzi di fiori rendono l’effetto molto suggestivo.

All’interno della chiesa non è raro vedere i fedeli accostarsi all’altare e introdurre le braccia, o la testa nella piccola buca laterale.

Grotta di Santa Maria Interfoci – Teramo

La grotta di Santa Maria Maddalena consta di una caverna con uno sviluppo di 30 m. circa, il cui pendìo si conclude nella parte interna,con una frana.


Foto di Ennio Marinari
I documenti che riguardano la grotta di Santa Maria Interfoci risalgono almeno al `200; il 20 giugno 1252 il papa Innocenzo IV la conferma, insieme con altre, come pertinenza della grotta-monastero di Sant’Angelo in Volturino; altrettanto fanno: Alessandro IV nel 1256, Niccolò III nel 1258, Onorio IV nel 1286, Bonifacio VIII nel 1297.

Spesso in tali documenti sono accomunati San Francesco alle Scalelle e Santa Maria “Interfoci” o “Interfurces. La denominazione Mons dove sono ubicate tante grotte-chiese o eremi, ha generato una certa confusione, ed alcuni storici hanno creduto trattarsi di Monsampolo.

La grotta di Santa Maria  consta di una caverna con uno sviluppo di 30 m. circa, il cui pendìo si conclude nella parte interna,con una frana.

Sono presenti opere in muratura con tracce di intonaco dipinto mentre parte di un arco e le mura perimetrali di vari ambienti sono totalmente crollate.

La causa contrariamente ad altre grotte, non è dovuta a fenomeni di frana.

Grotta di San Marco – Civitella del Tronto (Teramo)

Sulla parete opposta a S. Maria Scalena, al di là della gola, è visibile una grotta poco al di sotto della fascia boschiva; in essa, pur nell’estrema povertà di ciò che è rimasto, sono evidenti i segni della presenza eremitica

Sulla parete opposta a S. Maria Scalena, al di là della gola, è visibile una grotta poco al di sotto della fascia boschiva; in essa, pur nell’estrema povertà di ciò che è rimasto, sono evidenti i segni della presenza eremitica.

Un’ampia grotta precede il complesso, ma qui non troviamo tracce evidenti della presenza umana forse perché eccessivamente umida.

Poco oltre inizia un camminamento, lungo circa 15 metri, che si sviluppa in buona parte in un cunicolo parallelo alla parete.

Esso termina in un piccolo terrazzo roccioso di circa 7 metri di fronte, dove sono numerosi i segni dell’antica presenza. Dal terrazzo la grotta continua addentrandosi per 10 metri nella montagna.

Sul terrazzino terminale sono presenti, a circa 250 cm. di altezza, i buchi per l’appoggio dei pali, mentre altri tre buchi si trovano ad altezze superiori. Su alcuni di essi si notano dei canali di scolo.

Eremo di Santa Maria Scalena – Valle Castellana (Teramo)

Entrando nella grotta, si sale qualche metro e, appoggiato alla parete, troviamo un minuscolo vano interrato ed intonacato all’interno: è una piccolissima cella eremitica, dove i monaci trascorrevano dei periodi di rigoroso isolamento e di penitenza.

Dopo circa 10 minuti di cammino da Grotta S. Angelo, in alto sulla destra si scorge una piccola cavità che si apre alla base di una parete: è l’eremo di S. Maria Scalena.

Un ripidissimo sentiero, in alcuni punti piuttosto esposto, conduce all’ingresso laterale dell’Eremo. Questo è parzialmente chiuso da una cisterna che raccoglie l’acqua di scolo delle pareti.

Entrando nella grotta, si sale qualche metro e, appoggiato alla parete, troviamo un minuscolo vano interrato ed intonacato all’interno: è una piccolissima cella eremitica, dove i monaci trascorrevano dei periodi di rigoroso isolamento e di penitenza.

All’interno della celletta si scorge la scritta: Santa Maria Dei Gratia e il volto di una Madonna piangente. Più oltre, si giunge al centro della grotta e si scorge un rozzo altare ricavato nella roccia, che reca superiormente le tracce di un affresco ormai illeggibile a causa delle centinaia di nomi che vi sono stati graffiti.

Immediatamente a sinistra una larga apertura costituisce un panoramico balcone sulla valle. Nel lato destro, la grotta si trasforma in uno stretto cunicolo che, con lievi curve, penetra nel monte per alcune decine di metri.

Nella parte più interna rimangono le tracce di una sepoltura, devastata di recente per cercare inesistenti tesori.

Grotta di Sant’Angelo – Civitella del Tronto (Teramo)

Dalla frazione Ripe di Civitella una strada bianca conduce a brevissima distanza dalla Grotta S. Angelo. Dal sentierino si distinguono alcune cavità poste a livelli diversi: una di queste è chiusa da un muro diruto nella parte superiore.

Dalla frazione Ripe di Civitella una strada bianca conduce a brevissima distanza dalla Grotta S. Angelo.

Dal sentierino si distinguono alcune cavità poste a livelli diversi: una di queste è chiusa da un muro diruto nella parte superiore.

Resti di altre mura sono evidenti poco più in basso lungo il declivio, fin quasi al sentiero. Una breve scalinata in pietra raggiunge un piccolo ingresso che immette in un corridoio in leggera salita.

Sulla sinistra si vedono alcuni resti della zona abitativa mentre, alla fine del corridoio, troviamo un’altra porticina che conduce nell’ampia caverna adibita al culto.

Un finestrone sulla destra, raggiungibile per una ripida scalinata, dà luce alla grande sala e ai due altari addossati alla parete della grotta, conferendo all’ambiente una particolare e suggestiva atmosfera.

Altre cavità e cunicoli si aprono sulla parte sinistra.

Abbiamo notizie del monastero fin dalla seconda metà del XIII secolo, ma una epigrafe incisa sulla mensa d’altare reca la data 1236.

Eremo di San Giuliano – L’Aquila

Il vicino convento di San Giuliano venne fondato dai frati Osservanti nel corso del XV secolo, e si suppone che il piccolo oratorio sia di poco posteriore.

La piccola costruzione dell’ Eremo di San Giuliano consiste in un unico ambiente coperto con volta a botte ed illuminato da due finestre, una posta sul lato destro e l’altra, di forma circolare, sul fronte dell’edificio, ed è opera realizzata su una sporgenza rocciosa.

La cappella, il cui ingresso è coperto da una tettoia chiusa lateralmente, presenta all’interno un semplicissimo altare rialzato di un gradino rispetto alla quota d’ingresso.

La parete di fondo è decorata con motivi floreali e presenta una formella in ceramica raffigurante il Beato Vincenzo dell’Aquila.

Il vicino convento di San Giuliano venne fondato dai frati Osservanti nel corso del XV secolo, e si suppone che il piccolo oratorio sia di poco posteriore. Esso venne scelto come luogo di ritiro dal Beato Vincenzo.

Vincenzo nacque a L’Aquila nel 1430 ed entrò in convento dopo la morte di San Bernardino nel 1448.

Morì a San Giuliano il 7 agosto 1504 e dopo 14 anni il suo corpo, ritrovato quasi intatto, fu collocato nell’oratorio del convento.

Eremo di S. Egidio Abate – Scanno (L’Aquila)

Non si conosce la data di fondazione della chiesa, ma è certo che nel 1612 essa già esisteva ed era accudita da un eremita, come risulta dalla Visita Pastorale del vescovo Del Pezzo.

 

 L’ Eremo di S. Egidio Abate sorge in magnifica posizione sulla cima di un colle dal quale si gode la vista del lago e del paese.

Non si conosce la data di fondazione della chiesa, ma è certo che nel 1612 essa già esisteva ed era accudita da un eremita, come risulta dalla Visita Pastorale del vescovo Del Pezzo.

La data 1657 che troviamo incisa sull’architrave, può riferirsi ad un periodo di particolare devozione per il Santo, considerando che era il protettore contro la peste e che nell’anno precedente era scoppiata una epidemia.

Il silenzio  del luogo vengono interrotti il 1° settembre per la festa di S. Egidio Abate.

I paesani si recano all’Eremo per partecipare alla tradizionale gara del “Tiro del Gallo”.

Eremo di S. Onofrio – Sulmona (L’Aquila)

Ancor oggi nella grotta di Pietro possiamo assistere al rito della litoterapia: i fedeli percorrono la grotta strisciando lungo le pareti e coricandosi in una nicchia.

L’eremo di S. Onofrio fu  fatto costruire da fra’ Pietro dopo il 1290.

In seguito egli vi si stabilì nel 1293 , ma vi trascorse poco più di un anno fino al giorno in cui i legati del Conclave non vi salirono per portargli l’annuncio dell’elezione.

Dopo la rinuncia al papato vi tornò illudendosi di potervi terminare i suoi giorni.

E’ di certo che la zona fu da lui frequentata anche in precedenza, trovando riparo nella grotta sottostante l’Eremo. Certamente i numerosi luoghi di culto cristiani nati su questo versante del Morrone sono da mettere in relazione con una continuità cultuale che possiamo far risalire all’epoca preistorica.

Ancor oggi nella grotta di Pietro possiamo assistere  i fedeli che percorrono la grotta strisciando lungo le pareti e coricandosi in una nicchia. Anticamente vi era praticato anche il rito dell'”incubatio”.

Il Santo viene festeggiato il 12 giugno, ma anche il 19 maggio, giorno della morte di Celestino V, i fedeli si recano all’Eremo

Eremo di San Bartolomeo – Roccamorice (Pescara)

Sono evidenti, nella raccolta da parte dei fedeli dell’acqua che percola all’interno del luogo sacro, un antico culto delle acque e, nell’offerta ed esposizione di taralli, i resti di un rito agricolo.

Molti dei luoghi circostanti l’Eremo, quali la sorgente e il ponte, sono legati nelle leggende locali, alla figura del Santo.

Non si conosce con precisione la data di origine, anche se si supporre che il luogo di culto sia anteriore al Mille, ma si sa con certezza che fu ricostruito nel XIII secolo da Pietro da Morrone.

La presenza di acqua nel riparo e la sorgente nel sottostante vallone, hanno determinato una sua frequentazione in periodi antecedenti che non lasciano dubbi.

Il luogo di culto è frequentato dai devoti dei vicini paesi soprattutto in occasione della processione del 25 di Agosto. Numerosi ex-voto ornano le pareti della chiesetta rupestre a testimonianza di un culto ancora oggi molto vivo.

Sono evidenti un antico culto nella raccolta da parte dei fedeli dell’acqua che percola all’interno del luogo sacro, e, nell’offerta ed esposizione di taralli, i resti di un rito agricolo.

Eremo San Terenziano – Corfinio (L’Aquila)

Le dimensioni dell’intero complesso, che si sviluppa su tre piani, sono notevoli. La chiesa si trova a piano terra e presenta una pianta quadrata, a croce greca; l’ambiente è affiancato da un lungo corridoio e da diverse stanze.

Le prime notizie sul complesso risalgono al 1323.

L’eremo di San Terenziano esternamente, ha l’aspetto di una casa-fortezza.

La struttura, nella parte retrostante, si affaccia sul precipizio.

Le dimensioni dell’intero complesso, che si sviluppa su tre piani, sono notevoli. La chiesa si trova a piano terra e presenta una pianta quadrata, a croce greca; l’ambiente è affiancato da un lungo corridoio e da diverse stanze.

Una scala consente l’accesso al piano superiore, anch’esso caratterizzato da ambienti riservati forse alla zona notte. I numerosi anni di abbandono hanno completamente privato la chiesa di ogni elemento architettonico connotativo e decorativo.

L’ambiente più interessante dell’edificio è indubbiamente quello inferiore, seminterrato e scavato in parte nella roccia, che rappresenta la   parte più antica dell’edifico, il nucleo originario scelto dagli eremiti.

La figura di San Terenziano, è poco nota in Abruzzo: egli fu vescovo di Todi e morì decapitato nel II secolo d.C. sotto l’imperatore Adriano, proprio il 1 settembre.

Eremo di San Falco – Palena (Chieti)

La tradizione popolare vuole che l’Eremo si trovi nei resti dell’antica Villa S. Egidio, anche se il ritiro del Santo dovrebbe cercarsi nelle grotte poste sui fianchi della collina.

L’Eremo di San Falco si trova nei resti dell’antica Villa S. Egidio, come racconta la tradizione popolare,  anche se il ritiro del Santo dovrebbe cercarsi nelle grotte poste sui fianchi della collina.

Secondo la tradizione, alla morte di S. Nicolò Greco, il gruppo dei “Sette Santi Eremiti” giunti dalle Calabrie si sciolse e S. Falco si diresse verso Palena dove, vinto dalla stanchezza, si fermò nella frazione Villa S. Egidio.

Qui rimase facendosi apprezzare dai locali per le sue doti di carità e per il miracoloso potere di liberare gli ossessi.

Il Santo viene ricordato il 13 gennaio, giorno della sua morte, ma viene poi festeggiato in agosto, la domenica successiva alla solennità dell’Assunta.

Santuario San Nicola della Meta- Vasto (Chieti)

Nel 1638 si demolì la vecchia chiesa e se ne costruì una nuova intitolata a Maria santissima del Carmine, in cui, in un altare minore, si continuò a venerare san Nicola

La chiesa con il nome di San Nicola degli Schiavoni è del 1362.

Nel 1522 le famiglie slave erano 50, in seguito si ridussero di numero, fino ad essere completamente assorbite. Nel 1638 si demolì la vecchia chiesa e se ne costruì una nuova intitolata a Maria santissima del Carmine, in cui, in un altare minore, si continuò a venerare san Nicola; anche la confraternita assunse la nuova denominazione. Sull’altare maggiore si conserva il dipinto di Crescenzo La Gamba con Presentazione di Maria Bambina all’Eterno Padre e sugli altari laterali a destra San Benedetto nella grotta, di Nicola Tiberi, e a sinistra la Madonna del Carmine con san Nicola e sant’Andrea di Giulio de Litiis. Nelle cappelle minori, di destra e di sinistra, sono ospitati rispettivamente l’Estasi di santa Teresa d’Avila e il Crocifisso con santi, del napoletano Fedele Fischetti. Accanto alla facciata si trova un piccolo campanile barocco di sezione trapezoidale.

Eremo di San Rinaldo – Torricella Peligna

La grotta è molto stretta e non presenta alcuna traccia di utilizzo. San Rinaldo viene festeggiato il 7 maggio, ricorrenza della morte, e il 28 agosto.

Da un piccolo pianoro pavimentato a lastroni, si prende un ripido sentiero parzialmente scalinato che porta alla base della rupe. Di fronte ad essa si trova la cappella dedicata al Santo eremita, con una piccola finestra posta in facciata e all’interno, in una nicchia sull’altare, la statua in cartapesta raffigurante S. Rinaldo.

Nella provincia di Chieti, il piccolo centro di Fallascoso, frazione di Torricella Peligna, custodisce la dimora di San Rinaldo eremita.

La grotta del Santo e l’adiacente chiesa rurale si trovano alla base di una grossa rupe, appena fuori dal centro abitato Il campanile è molto originale dal momento che sfrutta la rupe sovrastante la chiesa, ponendo sulla sua sommità un piccolo arco che sorregge la capanna.

A pochi metri dalla chiesa si apre la grotta in cui, secondo la tradizione, ha vissuto S. Rinaldo.

San Rinaldo viene festeggiato il 7 maggio, ricorrenza della morte, e il 28 agosto. Precedentemente il Santo veniva festeggiato sul pianoro della grotta stessa ma, a causa delle rocce pericolanti, la festa venne spostata nel paese.

Eremo di San Nicola di Fano a Corno – Teramo

Sopra il semplice altare, 24 formelle in ceramica di Castelli realizzate di recente (1988), raffigurano il Santo e ricordano due dei suoi miracoli più noti.

Dalle ultime case di Casale S. Nicola un comodo sentiero sale all’antico convento di S. Niccolò a Corno, di cui resta solo la piccola chiesa.

Il fronte della chiesa è quadrato. La navata unica, coperta con tetto a capanna, è suddivisa da tre archi che realizzano quattro vani pressoché uguali: i primi due rappresentano l’aula; il terzo, chiuso sul fondo, è la parte presbiteriale; l’ultimo, nel quale troviamo la piccola abside, è adibito ora a sacrestia.

Il pavimento è in mattoni disposti a spina di pesce. Purtroppo, in alcuni punt,i una sommaria riparazione li ha coperti di cemento. Gli unici affreschi presenti nella chiesa sono quelli, ormai quasi illeggibili, che figurano sulla parete di fondo e nella piccola abside.

Sopra il semplice altare, 24 formelle in ceramica di Castelli realizzate di recente (1988), raffigurano il Santo e ricordano due dei suoi miracoli più noti. Il quadro ne ha sostituito uno più antico che ora si trova nella chiesa di Casale S. Nicola.

Eremo di San Martino – Scanno (L’Aquila)

Essa è situata alcune decine di metri sopra la piazzola nella quale vengono accesi i fuochi durante la notte di San Martino. Il piccolo riparo, profondo circa 7 metri, presenta tracce di focolari in tutta la zona vicina all’ingresso, visibilmente annerita.

Dalla piazza di Scanno si può intravedere la formazione rocciosa nella quale si apre la piccola grotta di San Martino.

Essa è situata alcune decine di metri sopra la piazzola nella quale vengono accesi i fuochi durante la notte di San Martino. Il piccolo riparo, profondo circa 7 metri, presenta tracce di focolari in tutta la zona vicina all’ingresso, visibilmente annerita.

Il Pansa racconta che nella notte di San Martino i giovani del paese sono soliti recarsi nella grotta,  rotolandosi devotamente per terra a fine di premunirsi dai dolori colici.

Dinanzi alla grotta si accendevano numerosi falò, detti falò della gloria, i ragazzi si tingevano il viso con la fuliggine e facevano gran baccano con i campanacci, con i bidoni di latta, con pentole e coperchi.

Rientrando in paese il gruppo si recava a casa dell’ultima sposa dell’anno e tra serenata, cibo e bevande la omaggiavano dei resti bruciati del palo della gloria.

Eremo di San Michele – Caporciano (L’Aquila)

Tutto l’ambiente è illuminato dall’alto da un ampio finestrone naturale. All’interno della grotta sono presenti numerose vaschette per la raccolta dell’acqua piovana e alcune, ricavate nella roccia, sono poste vicino l’ingresso con la funzione di acquasantiere.

Antica la storia di Caporciano che fu a lungo sotto l’influenza del vicino monastero benedettino.

Dal centro abitato di Bominaco un lungo e comodo sentiero conduce alla grotta di San Michele. La grotta misura circa 12 x 6 metri e le pareti rocciose vanno stringendosi verso il fondo dove è ancora visibile una cisterna ben intonacata. Tutto l’ambiente è illuminato dall’alto da un ampio finestrone naturale.

 All’interno della grotta sono presenti numerose vaschette per la raccolta dell’acqua piovana e alcune, ricavate nella roccia, sono poste vicino l’ingresso con la funzione di acquasantiere.

Il romitorio presenta diverse tipologie di pavimentazione: l’ambiente cultuale fino all’altare ha una pavimentazione di tipo naturale, la seconda parte, frutto di un recente restauro, presenta mattoni rettangolari.

 La grotta custodisce architravi appena abbozzate che contrastano con l’altare di ottima fattura . Secondo la tradizione locale anche in questa grotta, vi si può riconoscere il passaggio del Santo che ha lasciato le proprie impronte sulla roccia, addirittura sulla volta dell’ingresso. Secondo la tradizione, alla fine dell’XI secolo San Tussio, monaco eremita nativo di Bagno, paesino vicino L’Aquila, visse per molti anni in questa grotta e ora le sue ossa sono conservate nella chiesa di San Marco a L’Aquila.

Eremo di Santa Maria Giacobbe – Foligno (Perugia)

Troviamo l’Eremo di Santa Maria Giacobbe a Pale, nel comune di Foligno all’interno del Parco Naturale dell’Altolina. L’Eremo è da sempre stato utilizzatp come luogo di incontro, scambio e aggragazione non solo a carattere religiosa.

Eremo di Santa Maria Giacobbe

Troviamo l’Eremo di Santa Maria Giacobbe a Pale, nel comune di Foligno all’interno del Parco Naturale dell’Altolina. L’Eremo è da sempre stato utilizzatp come luogo di incontro, scambio e aggragazione non solo a carattere religiosa. Leggi tutto “Eremo di Santa Maria Giacobbe – Foligno (Perugia)”

Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro – Leggiuno (Varese)

L’Eremo, tra storia, bellezza e spiritualità
Arroccato su una parete di roccia a picco sul Lago Maggiore, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso (nel Comune di Leggiuno, in Provincia di Varese) è una meta di grande fascino e suggestione.

“Il turismo è l’anima della vitalità della nostra comunità”. Apre così la conferenza stampa dedicata alle iniziative per promuovere S.Caterina del Sasso Ballaro, il “padrone di casa” Padre Roberto Comolli, priore dell’eremo, dimostrando una saggezza che valorizza insieme spiritualità e beni terreni.
Alla vigilia della festa dedicata alla santa, nella scenografia da Paradiso (per restare in tema) dell’eremo incastonato nella roccia a picco sul Lago Maggiore, un incontro per presentare alla stampa i nuovi progetti ideati dall’Agenzia del Turismo per rilanciare “una delle perle più belle del territorio”, per usare le parole del presidente della Provincia di Varese, Dario Galli
Strumenti diversi, studiati per raggiungere un ampio target, ma con un filo comune per guidare alla scoperta del patrimonio dell’eremo. La brochure è un prodotto agevole anche dal punto di vista del formato (tascabile e con nastro personalizzato per appenderla al collo), con testi e grafica snelli e splendide immagini: uno strumento per una rapida ma completa informazione. Con le spettacolari foto della costruzione dell’ascensore nella roccia.
Stessi contenuti per il sito Internet www.santacaterinadelsasso.it, che, sicuramente si rivolge ad un turista più dinamico, quello che prima di partire… naviga in rete. Con alcune chicche come i Virtual Tour e un Guestbook, che rappresenta la parte interrattiva. Inoltre, la pagina dedicata al pellegrino con tutte le informazioni di carattere religioso, gli orari delle funzioni, l’organizzazione di visite guidate. Il sito, tra l’altro, si affianca al portale dell’Agenzia del Turismo, www.vareselandoftourism.it, con tutte le preziosità “made in Varese”.
L’Eremo, tra storia, bellezza e spiritualità
Arroccato su una parete di roccia a picco sul Lago Maggiore, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso (nel Comune di Leggiuno, in Provincia di Varese) è una meta di grande fascino e suggestione. Raggiungibile fino alla scorsa estate solo tramite una lunga scalinata o via lago, è oggi accessibile grazie alla recente costruzione di un ascensore ad hoc. Secondo la tradizione, fu un ricco mercante locale, scampato ad un nubifragio, a ritirarsi qui come eremita, costruendo la cappella dedicata a Santa Caterina nel XII secolo. Questa fu presto affiancata da altre due chiese, San Nicola e Santa Maria Nuova del XIV. Nei secoli successivi, il monastero visse fortune alterne. Oggi l’eremo è affidato ai monaci benedettini: l’attuale aspetto degli edifici è dovuto agli interventi compiuti nel Cinquecento per unificare le tre chiese in un’unica costruzione. Imperdibili gli affreschi e i dipinti custoditi.
Michela Vitella
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Eremo di San Grato di Hermitage – Charvensod (Aosta)

San Grato è il più celebre degli eremi della Valle d’Aosta. La cappella sorge in una radura del bosco a 1773 metri sopra l’abitato di Peroulaz. Secondo la tradizione, san Grato, vescovo di Aosta nella seconda metà del V secolo, amava ritirarsi in solitudine e preghiera in quest’angolo di montagna

San Grato è il più celebre degli eremi della Valle d’Aosta. La cappella sorge in una radura del bosco a 1773 metri sopra l’abitato di Peroulaz. Secondo la tradizione, san Grato, vescovo di Aosta nella seconda metà del V secolo, amava ritirarsi in solitudine e preghiera in quest’angolo di montagna.

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La Regione Marche “sposa” l’eremo di Valleremita

EREMO DI VALLEREMITA IN VAL DI SASSO (Ancona) – La presenza dell’intera giunta regionale testimonia l’impegno della Regione nel recupero non solo di un bene patrimoniale di enorme valore architettonico e paesaggistico ma anche e soprattutto spirituale.

L'eremo di Valleremita

EREMO DI VALLEREMITA IN VAL DI SASSO (Ancona) – La presenza dell’intera giunta regionale nell’eremo di S. Maria in Val di Sasso, a Valleremita (Fabriano) nell’aderire all’Ottavo centenario del primo passaggio di San Francesco nelle Marche, testimonia l’impegno della Regione nel recupero non solo di un bene patrimoniale di enorme valore architettonico e paesaggistico ma anche e soprattutto spirituale. L’obiettivo della ricostruzione dell’eremo andato distrutto col tempo e il suo ampliamento, con una parte pubblica destinata alla ricettività e convegnistica e una “di clausura” monastica che vedrà ripristinato e allargato l’eremo restituendolo alla tradizione secolare dei frati minori, si sposa magnificamente con l’anniversario di San Francesco.
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Eremo della Trasfigurazione – Spello (Perugia)

Ssssh il silenzio è d’obbligo… quì all’eremo della trasfigurazione di Assisi, sulle pendici del monte Subasio si stà in compagnia di un silenzio quasi assordante se non fosse per qualche cicala o qualche grillo canterino che ogni tanto rompe il silenzio.

Ssssh il silenzio è d’obbligo… quì all’eremo della trasfigurazione di Assisi, sulle pendici del monte Subasio si stà in compagnia di un silenzio quasi assordante se non fosse per qualche cicala o qualche grillo canterino che ogni tanto rompe il silenzio.

Paola il piccolo Seba ed io ci siamo imbattuti fortuitamente in questo eremo infatti era nostra intenzione fare una semplice scampagnata sul monte Subasio se non chè durante l’ascesa ci siamo accorti di un cartello che ci segnalava questo eremo …. e allora come resistere ?
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Monastero San Silvestro Abate – Fabriano (Ancona)

In queste giornate di caldo intenso ho un buon consiglio per voi 🙂 … il  monastero di San Silvestro a Fabriano è il luogo ideale per rinfrescare il corpo, entrare in armonia con lo spirito e vedere arte sacra e natura in un connubio molto coinvolgente. I fabrianesi già lo sanno visto che per arrivare al monastero in tanti ascendono il monte Fano con tutti i mezzi a loro disposizione infatti li incontriamo sulla strada,  in macchina, in bicicletta e anche a piedi…
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