Basilica di Santa Croce in Gerusalemme (Roma)

Costantino, intorno alla metà del IV sec., fece ricavare nel palazzo una chiesa per custodirvi le Reliquie della Passione del Signore, ritrovate miracolosamente sul Calvario da Elena madre dell’Imperatore.

SCroceGerusalemme-G[1]Forse la più importante tra le tre basiliche giubilari minori, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme è conosciuta sin dal Medioevo come “Basilica delle Reliquie” legate alla crocefissione di Gesù, riportate da Sant’Elena dopo un viaggio in Terra Santa.

Costantino, intorno alla metà del IV sec., fece ricavare nel palazzo una chiesa per custodirvi le Reliquie della Passione del Signore, ritrovate miracolosamente sul Calvario da Elena madre dell’Imperatore.
Restaurata più volte, subì una radicale trasformazione sotto il pontificato di Lucio II, nel 1144, con la divisione in tre navate con l’aggiunta di un campanile tutt’ora esistente e di un portico. La basilica assunse l’aspetto attuale XVIII secolo per opera degli architetti Domenico Gregorini e Pietro Passalacqua che edificarono una nuova facciata e rinnovarono totalmente l’ambiente interno. L’interno è suddiviso in tre navate da dodici colossali colonne di marmo.

La Storia della Santa Croce, affresco quattrocentesco è ritenuto uno dei capolavori di Antoniazzo Romano. Da ammirare anche il pavimento cosmatesco in perfetto stato di conservazione. Da una scala a destra del ciborio si accede alla piccola Cappella di S. Elena che conserva sotto il pavimento la terra del Santo Sepolcro. Salendo dalla navata sinistra si può accedere alla Cappella delle Reliquie dove sono custoditi alcuni frammenti della S. Croce e altre Reliquie della Passione di Gesù.

Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma)

Il miracolo si avverò e il giorno dopo sul luogo dove si trova oggi la basilica, nevicò. Il campanile costruito nel 1375-76 in stile romanico è il più alto di Roma (circa 75 m). L’interno ha conservato un aspetto abbastanza vicino a quello originale

La basilica fu eretta nel IV secolo ma ha subito nel corso degli anni numerosi interventi e rifacimenti. Sorge nell’omonima piazza e la sua edificazione è legata ad un sogno che papa Liberio ebbe la notte del 5 agosto del 356: la Vergine lo invitava a costruire una chiesa sul luogo dove la mattina seguente avrebbe trovato la neve.

Il miracolo si avverò e il giorno dopo sul luogo dove si trova oggi la basilica, nevicò. Il campanile costruito nel 1375-76 in stile romanico è il più alto di Roma (circa 75 m). L’interno ha conservato un aspetto abbastanza vicino a quello originale.

Con i suoi 86 m di lunghezza è grandioso ed è diviso in tre navate da una serie di colonne monolitiche sovrastate da capitelli ionici, che reggono direttamente la trabeazione ornata da un fregio in mosaico del V secolo.

Il soffitto a cassettoni, attribuito a Giuliano da Sangallo, è adornato con l’emblema del toro di Alessandro VI. Il pavimento cosmatesco è databile alla metà del XII secolo.

All’interno è possibile trovare pregevoli opere d’arte di molti maestri italiani tra cui quelle di D. Fontana che realizzò la Cappella Sistina per conto di Sisto V.

Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo (Roma)

Nel secolo xii questa chiesa era fra i titoli più insigni della città, ma a poco a poco fu abbandonata finchè essendo quasi caduta al suolo, Sisto IV la riedificò dalle fondamenta dandole più piccole dimensioni. Nel 1596, il cardinale Baronio la restaurò di nuovo e innalzò nella piazzetta anteriore la colonna di granito grigio che ancora esiste.

Di origine antichissima si presenta oggi nelle forme e dai rifacimenti effettuati in occasione dei giubilei del 1485 e del 1600 quando fu fatta restaurare e decorare con splendidi affreschi dal cardinale Baronio nel 1597.

La chiesa sorse a poca distanza dalle Terme di Caracalla dove veniva conservata la benda con cui San Pietro si era avvolto un piede durante la fuga quando evaso dal carcere Mamertino verso l’Appia, poco prima dell’incontro con Cristo che lo convinse a tornare indietro e ad affrontare il martirio. Questo fatto narrato negli atti del martirio di Processo e Martiniano, sarebbe avvenuto sulla Via Nova poco lunge dai portici delle Terme di Caracalla.

L’interno, riccamente affrescato, è a tre navate divise da pilastri quattrocenteschi a sezione ottagonale con copertura a capriate in vista. L’altare e la cattedra episcopale sono ornati da raffinati mosaici cosmateschi.

Sulle pareti si possono ammirare gli affreschi attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio raffiguranti “Storie di Martiri”.

Nel secolo xii questa chiesa era fra i titoli più insigni della città, ma a poco a poco fu abbandonata finchè essendo quasi caduta al suolo, Sisto IV la riedificò dalle fondamenta dandole più piccole dimensioni. Nel 1596, il cardinale Baronio la restaurò di nuovo e innalzò nella piazzetta anteriore la colonna di granito grigio che ancora esiste.

Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio (Roma)

Una nuova chiesa, fu iniziata nel 1479 e completata nel 1483 su progetto di Giacomo da Pietrasanta e Sebastiano Fiorentino. Grandemente arricchita tra cinquecento e seicento, subì un radicale intervento tra il 1756 e il 1761 a opera di Luigi Vanvitelli, che demolì, tra l’altro, la cupola rinascimentale..

Dopo S. Maria del Popolo questa è la chiesa quattrocentesca di Roma più interessante.

Il luogo fu donato agli Agostiniani nel 1286, e, a partire dal 1296, vi sorse una prima chiesa, in cui nel 1455 fu deposto il corpo di S. Monica.

Una nuova chiesa, fu iniziata nel 1479 e completata nel 1483 su progetto di Giacomo da Pietrasanta e Sebastiano Fiorentino. Grandemente arricchita tra cinquecento e seicento, subì un radicale intervento tra il 1756 e il 1761 a opera di Luigi Vanvitelli, che demolì, tra l’altro, la cupola rinascimentale..

Nel 1856 Pietro Gagliardi realizzò la decorazione pittorica interna. La facciata, a due ordini con timpano triangolare, ricorda quella di S. Maria del Popolo, ed è preceduta da una scalinata. L’interno è a tre navate con volta a crociera e cinque cappelle per parte.

La Madonna detta di S. Agostino è una delle più venerate di Roma per la fama dei suoi miracoli fatti specialmente alle partorienti. E’ opera di Jacopo Tatti, detto il Sansovino e scolaro di Andrea Sansovino.

Chiesa di Santa Susanna alle Terme di Diocleziano (Roma)

S. Susanna, secondo la leggenda, fu martire sotto Diocleziano e il suo culto fu presto perpetuato nella casa paterna, di cui rimangono resti nei sotterranei della chiesa attuale.

È una chiesa antichissima eretta nell’anno 290 dal papa S. Caio, nel luogo dove sorgeva la casa della santa che era sua nipote.

S. Susanna, secondo la leggenda, fu martire sotto Diocleziano e il suo culto fu presto perpetuato nella casa paterna, di cui rimangono resti nei sotterranei della chiesa attuale.

Nel 1475 fu restaurata dai fondamenti per ordine di Sisto IV (Della Rovere). Nel 1603 il cardinale Rusticucci la completò incaricando Carlo Maderno di disegnare la facciata.

Nel corso del IV secolo fu eretta una grande basilica a tre navate, ma la chiesa subì un quasi totale rifacimento sotto Clemente VIII (1592-1605), con progetto di Carlo Maderno che la ridusse a una sola navata, costruendo anche la facciata attuale, completata nel 1603.

I grandi affreschi murali che rappresentano scene della vita di Santa Susanna sono del bolognese Baldassarre Croce. La chiesa, è dal 1922 chiesa nazionale degli Stati Uniti d’America.

Chiesa di Santa Maria in Trivio (Roma)

In origine era annessa a un ospedale e sue vicende rimangono oscure fino al XVI secolo, quando ancora conservava il nome di S. Maria in Xenodochio. Nel 1571 fu ceduta ai Crociferi che tra il 1573 e il 1575 ne intrapresero la ricostruzione su progetto di Jacopo Del Duca, mentre l’interno fu decorato nel corso del Seicento.

E’ una piccola chiesa posta in un angolo della piazza di Trevi di origine antichissima.

L’origine di questa chiesa risale al vi secolo e fu edificata subito dopo la liberazione di Roma dall’assedio dei Goti, da Belisario, come espiazione di aver deposto il papa Silverio.

In origine era annessa a un ospedale e sue vicende rimangono oscure fino al XVI secolo, quando ancora conservava il nome di S. Maria in Xenodochio. Nel 1571 fu ceduta ai Crociferi che tra il 1573 e il 1575 ne intrapresero la ricostruzione su progetto di Jacopo Del Duca, mentre l’interno fu decorato nel corso del Seicento.

L’interno è ad una sola navata con quattro altari. L’ Altar maggiore è stato eretto sui disegni di Antonio Gherardi.

Nella sacrestia La Pietà sull’altare e l’affresco della volta sono del padre Bartolommeo Morelli.

Chiesa di Santa Maria della Scala (Roma)

Architetto dell’edificio fu Francesco da Volterra. Un’altra delle chiese romane che devono la loro origine a un’immagine miracolosa della Vergine attorno alla quale è sorto l’edificio, in questo caso a partire dall’anno 1593, per volontà di Clemente VIII su progetto di Francesco da Volterra.

Anticamente era venerata, in questo luogo, una immagine della Madonna dipinta sopra una scala. Nel 1592 il cardinale di Como vi fece edificare una chiesa che cedette ai Carmelitani scalzi.

Architetto dell’edificio fu Francesco da Volterra. Un’altra delle chiese romane che devono la loro origine a un’immagine miracolosa della Vergine attorno alla quale è sorto l’edificio, in questo caso a partire dall’anno 1593, per volontà di Clemente VIII su progetto di Francesco da Volterra.

Presto la costruzione si interruppe per essere ripresa e completata nel 1610 secondo un progetto di Ottaviano Mascherino. La facciata ebbe termine solo nel 1624.
Preceduta da una scalinata e da una cancellata, la facciata è leggermente convessa al centro.

L’interno, a croce latina, a una navata con tre cappelle per lato e cupola, ha subito molti restauri nel corso dell’Ottocento.

Sull’altare: immagine della Madonna della Scala, per cui fu fondata la chiesa.

Chiesa di Santa Maria della Pace (Roma)

Anticamente esisteva in questo luogo una chiesetta chiamata Santa Maria de acquaricariis, nel cui portico si venerava l’effigie di una Madonna che, colpita da un sasso gettatole contro da un giocatore, avrebbe spiccato sangue.

Anticamente esisteva in questo luogo una chiesetta chiamata Santa Maria de acquaricariis, nel cui portico si venerava l’effigie di una Madonna che, colpita da un sasso gettatole contro da un giocatore, avrebbe spiccato sangue.

Nei pressi di Piazza Navona, è secondo la tradizione sorta in seguito alla decisione di Papa Sisto IV di costruire un tempio nel luogo dove nel 1480 un’immagine della Madonna, colpita da un sasso, trasudò sangue. Per altri, la costruzione sorta tra 1480 circa e il 1483, è avvenuta come tempio votivo in ricordo della pace raggiunta dopo la crisi provocata con l’ uccisione di Giovanni de’ Medici, dalla congiura dei Pazzi.

La pace definitiva non avvenne che il 28 novembre 1482 e il 13 dicembre Sisto IV le impose il nome di S. Maria della Pace.
Il progetto probabilmente è di Baccio Pontelli. L’esterno della chiesa fu rinnovato nel 1656-57 da Pietro da Cortona per volontà di Alessandro VII, mentre Bramante è l’autore dell’impianto di tutto il convento.

Pianta ad una sola navata, con una crocera ottagona adorna di altari

Cappella di Sant’Ignazio nella Chiesa del Gesù (Roma)

La statua di Sant’Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, è in una nicchia decorata con pannelli di bronzo dorato, lapislazzuli e altri marmi preziosi. A coprire la nicchia con la statua di S. Ignazio vi è una grande tela attribuita a Andrea Pozzo che come un sipario, sale e scende con un sistema di bilancieri

Ignazio Lopez di Loyola, il fondatore dell’Ordine dei Gesuiti, nasce nel Castello di Loyola, nei Paesi baschi spagnoli, nel 1491. Nella difesa di Pamplona capitale della Navarra, contro i francesi, nel 20 maggio 1521 fu colpito da una palla di cannone che gli fratturò una gamba ferendogli anche l’altra.

Il 23 luglio 1637 fu collocato il corpo di sant’Ignazio in un’urna di bronzo dorato, nella Cappella di S.Ignazio. La statua del Santo, in argento, è opera di Pierre II Le Gros (1666-1719).

La statua di Sant’Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, è in una nicchia decorata con pannelli di bronzo dorato, lapislazzuli e altri marmi preziosi. A coprire la nicchia con la statua di S. Ignazio vi è una grande tela attribuita a Andrea Pozzo che come un sipario, sale e scende con un sistema di bilancieri.

Sotto l’altare un’urna di bronzo dorato opera di Alessandro Algardi conserva il corpo del Santo.

Tutte le decorazioni pittoriche sono state disegnate o eseguite da Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccia. La balaustra, disegnata da Andrea Pozzo è una delle più belle creazioni del tardo barocco e fu modellata da P. Le Gros.

Chiesa di San Lorenzo in Panisperna (Roma)

Il primo documento ufficiale che la denomini in questo modo risale al secolo xiv. Nel 1300, Bonifacio VIII (Caetani) la fece riedificare dalle fondamenta, consacrandola solennemente il 23 luglio di quell’anno.

Secondo la tradizione fu costruita al tempo di Costantino sul luogo del martirio del santo, il cui carcere era situato poco lontano.

Il primo documento ufficiale che la denomini in questo modo risale al secolo xiv. Nel 1300, Bonifacio VIII (Caetani) la fece riedificare dalle fondamenta, consacrandola solennemente il 23 luglio di quell’anno. Fu ricostruita sotto Adriano I e poi di nuovo agli inizi del XIV secolo, infine tra il 1565 e il 1574.

Una scalinata del 1893 supera il dislivello creatosi per gli interventi ottocenteschi; sul lato destro del cortile un raro esemplare di casa di impostazione medioevale, con scale esterne, secondo un modello che sopravvive nei vecchi centri del Lazio e che dà alla piazza interna un singolare aspetto rurale. Dagli ingressi laterali si accede alla cripta, che occupa il luogo del forno dove il santo avrebbe subito il martirio.

L’interno della chiesa è a navata unica, con volta a botte e tre cappelle per lato, ridecorata nel 1757. Altar maggiore: Il martirio di S. Lorenzo di Pasquale Cati da Jesi.

Cappella del Sacro Cuore nella Chiesa del Gesù (Roma)

La chiesa fu consacrata nel 1584, ma la decorazione degli interni fu eseguita nel corso del XVII secolo, mentre ulteriori arricchimenti si ebbero fino a metà dell’Ottocento. L’interno è a una sola, grande navata, fiancheggiata da ampie cappelle, con volta a botte, secondo le esigenze controriformistiche che richiedevano spazi sacri da ogni punto dei quali fosse visibile l’altar maggiore, il più possibile semplificati.

La Chiesa del Gesù è legata alla memoria della presenza romana di S. Ignazio di Loyola e chiesa “gesuita” per eccellenza, divenuta quasi simbolo della Compagnia di Gesù.

Si trova nel luogo in cui il santo stabilì la sua sede romana, presso la preesistente chiesetta di S. Maria della Strada, che a partire dal 1550 cercò di ricostruire, ma morì nel 1556 senza vedere iniziata l’opera.Finalmente nel 1568, si poté iniziare la costruzione di un maestoso edificio su progetto del Vignola, a cui seguì Giacomo Della Porta.

La chiesa fu consacrata nel 1584, ma la decorazione degli interni fu eseguita nel corso del XVII secolo, mentre ulteriori arricchimenti si ebbero fino a metà dell’Ottocento. L’interno è a una sola, grande navata, fiancheggiata da ampie cappelle, con volta a botte, secondo le esigenze controriformistiche che richiedevano spazi sacri da ogni punto dei quali fosse visibile l’altar maggiore, il più possibile semplificati.

La Cappella del Sacro Cuore di Gesù, venerata fin dal 1767, fu consacrata santuario nazionale dal 1920 delle Famiglie Consacrate al Sacro Cuore, attive dal 1844.

Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini (Roma)

Nel 1853 fu restaurata sotto la direzione dell’architetto Antonio Sarti che ne curò l’andamento interno.La chiesa mancante di facciata, fu eseguita nel 1723 su progetto di Francesco de Sanctis, l’architetto della scalinata di piazza di Spagna. È a croce latina. La volta fu decorata dallo Zucchini.

Sorge sulla piazza omonima, dietro il monte di Pietà. Sorse sull’area di S. Benedetto de Arenula, della quale si hanno notizie a partire dall’XI secolo.

Nel 1558, Pio IV la concesse alla Confraternita della Trinità istituita da S. Filippo Neri. Nel 1614 questa confraternita fece abbattere la chiesa vecchia e riedificò l’attuale con l’architettura di Paolo Maggi.

Nel 1853 fu restaurata sotto la direzione dell’architetto Antonio Sarti che ne curò l’andamento interno.La chiesa mancante di facciata, fu eseguita nel 1723 su progetto di Francesco de Sanctis, l’architetto della scalinata di piazza di Spagna. È a croce latina. La volta fu decorata dallo Zucchini.

La facciata è di Francesco de Sanctis. Le statue che l’adornano sono di Bernardino Ludovisi. Altar Maggiore: La SS. Trinità quadro a olio di Guido Reni, restaurato nel 1885.

Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Roma)

Nel 1622 vi fu trasferita un’immagine con l’Adorazione del Bambino, che aveva condotto alla vittoria le truppe cattoliche contro quelle protestanti nella battaglia della Montagna Bianca vicino Praga, cosicché il nuovo nome della chiesa divenne S. Maria della Vittoria.

E’ conosciuta soprattutto per la presenza al suo interno della statua di S. Teresa del Bernini. Il terreno su cui poi sorge, fu acquistato dai padri Carmelitani Scalzi nel 1607.

Tra il 1608 ed il 1620 fu costruita la chiesa ad opera del Maderno, intitolata però a S. Paolo apostolo.

Nel 1622 vi fu trasferita un’immagine con l’Adorazione del Bambino, che aveva condotto alla vittoria le truppe cattoliche contro quelle protestanti nella battaglia della Montagna Bianca vicino Praga, cosicché il nuovo nome della chiesa divenne S. Maria della Vittoria.

La facciata è opera di G.B. Soria, eretta tra il 1624 ed il 1626, e si ispira a quella vicina, e di poco precedente, di S. Susanna, opera di Carlo Maderno.

L’interno, a navata unica a volta a botte, risulta uno dei più sontuosi esemplari di decorazione barocca in Roma, per la ricchezza dei marmi, degli stucchi e dei fregi.

Chiesa di Santa Maria Antiqua (Roma)

Costituisce anche uno degli esempi più significativi dell’adattamento di un edificio pagano preesistente. Sulle sue pareti si conserva un’eccezionale raccolta di dipinti murali , che vanno dal periodo di fondazione fino al secolo VIII.

Santa Maria Antiqua fu fondata, alla metà del VI secolo alle pendici del Palatino ed è il più antico e il più importante monumento cristiano del Foro Romano.

Costituisce anche uno degli esempi più significativi dell’adattamento di un edificio pagano preesistente. Sulle sue pareti si conserva un’eccezionale raccolta di dipinti murali , che vanno dal periodo di fondazione fino al secolo VIII.

Sono testimonianze uniche, a Roma e al mondo, per la conoscenza dello sviluppo dell’arte altomedievale e bizantina. Sulla parete esterna del portico sepolcri con avanzi di scheletri, scavati nel muro. L’interno è a tre navate, divise da colonne di granito grigio, tolto a edifici pagani e con ricchi capitelli a fogliami.

Sopra alcune di esse si scorgono le tracce delle antiche pitture che dovevano decorarle. Le pareti di questa basilica sono tutte decorate da pitture sovrapposte.
Nel IX secolo Santa Maria Antiqua venne abbandonata e rimase sigillata sotto i crolli del terremoto dell’847 d.C. per più di 1000 anni, fino alla sua riscoperta con gli scavi del 1900.

Chiesa di Santa Maria in Cappella (Roma)

E’ una piccola chiesa di antica origine, alla fine del lungo asse stradale di via dei Genovesi. Fu consacrata nel 1090 dai vescovi Ultaldo Sabinense e Giovanni Tuscolano durante il pontificato di Urbano II.

E’ una piccola chiesa di antica origine, alla fine del lungo asse stradale di via dei Genovesi. Fu consacrata nel 1090 dai vescovi Ultaldo Sabinense e Giovanni Tuscolano durante il pontificato di Urbano II.

Fu menzionata per la prima volta nel 1090, ma nei secoli successivi decadde, per essere ceduta nel 1650 a donna Olimpia Pamphili, cognata di Innocenzo X, che vi realizzò vicino un giardino. Attualmente alla chiesa si accede per una piazza-cortile antistante, su cui si mostra la facciata, frutto dei restauri ottocenteschi effettuati da Andrea Busiri Vici, mentre sulla destra si eleva il campanile romanico del XII secolo a due piani.

L’interno è a tre navate, divise da cinque colonne per lato, con trabeazioni. L’aspetto è quello dovuto ai restauri ottocenteschi, ma nell’atrio è ancora conservata l’epigrafe che ricorda la consacrazione della chiesa nel 1090.

Fu restaurata nel 1875 e ridotta allo stato attuale.

Basilica di Sant’Agnese fuori le mura (Roma)

La basilica cimiteriale cadde presto in rovina, e al suo posto, fu edificata al tempo di papa Onorio I la chiesa attuale, forse il più puro esempio di basilica di stile bizantino riscontrabile a Roma. Fu più volte restaurata prima da Adriano I, e poi da Pio IX.

Dedicata all’omonima santa, fu eretta da Costanza, nipote di Costantino, nel 342 sopra l’aerea cimiteriale che accoglieva le spoglie della santa.

La basilica cimiteriale cadde presto in rovina, e al suo posto, fu edificata al tempo di papa Onorio I la chiesa attuale, forse il più puro esempio di basilica di stile bizantino riscontrabile a Roma. Fu più volte restaurata prima da Adriano I, e poi da Pio IX.

È uno degli esempi più integri di antica basilica cristiana. Importante all’interno è un mosaico del tempo di Onorio I, del VII secolo, uno degli esempi più alti e rari di arte bizantina in Roma.

Importanti sono le catacombe di S. Agnese anteriori alla deposizioni della martire. Insieme alla vicinissima S. Costanza costituisce forse il più importante complesso monumentale che testimoni l’età paleocristiana e alto medievale in Roma.

Basilica di Santa Pudenziana (Roma)

Sulla sinistra della facciata, c’è il campanile risalente all’inizio del XIII secolo. La facciata conserva. uno dei più bei rilievi medievali di Roma, con un fregio floreale nel quale sono inserite le figure dell’Agnus e dei SS. Prassede, Pastore, Pudenziana e Pudente risalenti al 1080 circa.

Non molto lontana da S. Prassede, è dedicata alla sorella di lei, e sorge sul luogo della domus di proprietà del senatore Pudente. L’area della chiesa è ricca di resti di età romana, parte sotterranei, parte inglobati nell’edificio, e gli scavi di questo secolo hanno constatato la presenza di una casa di due piani sopra la quale fu costruito nel III secolo un edificio termale, edificio che alla fine del IV secolo, sotto papa Siricio, fu trasformato nella chiesa attuale.

La chiesa fu restaurata nell’VIII e nell’ XI secolo, ma soprattutto, tra il 1585 e il 1599, fu effettuata una ristrutturazione generale a opera di Francesco da Volterra, mentre recente è la ricostruzione della facciata e la sistemazione dell’accesso su via Urbana, risalenti al 1870.

Sulla sinistra della facciata, c’è il campanile risalente all’inizio del XIII secolo. La facciata conserva. uno dei più bei rilievi medievali di Roma, con un fregio floreale nel quale sono inserite le figure dell’Agnus e dei SS. Prassede, Pastore, Pudenziana e Pudente risalenti al 1080 circa.

Chiesa di Santa Prisca (Roma)

Dalla navata destra si accede agli ambienti sotterranei di una casa romana, datati tra il I e il II secolo d.C.In questi ambienti si conserva anche un mitreo, tra i più importanti di Roma, meno noto ma forse più significativo di quello di S. Clemente, poiché conserva una serie di pitture ed arredi che illustrano molto bene i diversi aspetti del culto mitraico.

Fu edificata sull’Aventino sopra le rovine di un antico tempio pagano probabilmente dedicato a Diana. L’origine della chiesa è antichissima e rimonta ai primi tempi del cristianesimo, già che si narra che San Pietro abitò quel luogo, vi celebrò la messa e vi battezzò molti convertiti alla fede.

Dalla navata destra si accede agli ambienti sotterranei di una casa romana, datati tra il I e il II secolo d.C.In questi ambienti si conserva anche un mitreo, tra i più importanti di Roma, meno noto ma forse più significativo di quello di S. Clemente, poiché conserva una serie di pitture ed arredi che illustrano molto bene i diversi aspetti del culto mitraico.

Anticamente era dedicata a S. Aquila, ma nel secolo III il papa Eutichiano avendo ritrovato il corpo di Santa Prisca lo fece trasportare in quella chiesa che fu allora detta di S. Aquila e Prisca.

Nel 772 fu restaurato da Adriano I, nel 1455 da Calisto III, nel 1600 dal cardinale Giustiniani che vi aggiunse la facciata e finalmente nel 1735 da Clemente XII il quale la ridusse alla forma odierna. La facciata è di Carlo Lombardo.

Basilica di Santa Prassede (Roma)

Il titolo dedicato alla santa risulta di origine assai antica, e fu trasformato nella chiesa attuale a opera di papa Pasquale I, annettendovi un convento di rito greco e trasferendovi dalle catacombe le reliquie di duemila martiri; la chiesa subì restauri nel XII secolo, e sotto Pio IV, mentre dopo il 1870 il convento fu distrutto e sostituito da una scuola.

In questa chiesa ricchissima di opere d’arte si accede dal portale laterale aperto sull’omonima strada, ma l’ingresso principale, aperto in genere nelle festività, si affaccia su via di S. Martino ai Monti.
Prassede, secondo la leggenda, insieme alla sorella Pudenziana, cui è dedicata la vicina chiesa di questo nome, era la figlia del senatore cristiano Pudente, martirizzata con la sorella dopo che aveva devotamente raccolto con una spugna e versato in un pozzo il sangue dei cristiani uccisi.

Il titolo dedicato alla santa risulta di origine assai antica, e fu trasformato nella chiesa attuale a opera di papa Pasquale I, annettendovi un convento di rito greco e trasferendovi dalle catacombe le reliquie di duemila martiri; la chiesa subì restauri nel XII secolo, e sotto Pio IV, mentre dopo il 1870 il convento fu distrutto e sostituito da una scuola.
L’interno, a tre navate, conserva ancora l’aspetto altomedievale, nonostante che nel XII secolo tre colonne per parte siano state inglobate in pilastri che sorreggono arconi trasversali. Al suo interno, la cappella di S. Zenone, è considerata il più importante monumento di arte bizantina in Roma.

Chiesa di Santa Maria in Monticelli (Roma)

Prende il nome, probabilmente, dalla collocazione su di un piccolo rialzo formatosi su ruderi di edifici antichi, e la sua origine è dell’alto Medioevo. Allora doveva essere assai più monumentale dell’attuale dalla ricostruzione, avvenuta sotto Pasquale II.

Il titolo di questa chiesa le deriva forse dall’essere stata eretta sopra una piccola collina, e nel XV secolo si trova indicata col nome de Monticellis.

Prende il nome, probabilmente, dalla collocazione su di un piccolo rialzo formatosi su ruderi di edifici antichi, e la sua origine è dell’alto Medioevo. Allora doveva essere assai più monumentale dell’attuale dalla ricostruzione, avvenuta sotto Pasquale II.

Clemente XI ne fece ricostruire la facciata nel 1715, e interventi successivi cancellarono quasi tutte le opere precedenti; infine, nel 1860 restauri diedero alla chiesa l’aspetto attuale.

Un altro restauro di maggior importanza fu fatto da Innocenzo II nel 1143 e di questo rimane una iscrizione nella quale è narrato come il pontefice riconsacrasse la chiesa il 6 maggio di quell’anno. Fra il 1710 e il 1720 Clemente XI fece rifare la chiesa sui disegni di Matteo Sassi.

Nel 1725 cedette la chiesa ai padri della dottrina cristiana. Nel 1860, questi padri fecero restaurare un’ultima volta questa chiesa affidando i lavori all’architetto Francesco Azzurri. È a una sola navata con cappelle laterali.

Chiesa della Santissima Annunziata (Roma)

Fino a tutto l’Ottocento era tradizione per i romani recarvisi in pellegrinaggio nella prima domenica di maggio per dare poi vita ad una festa campestre.

Consacrata nel 1220 e dedicata alla Madonna, è collegata alla tradizione di un’apparizione della Vergine qui avvenuta.

Fino a tutto l’Ottocento era tradizione per i romani recarvisi in pellegrinaggio nella prima domenica di maggio per dare poi vita ad una festa campestre.

La chiesa era dotata di un ospedale che assisteva i pellegrini colti da malore durante la visita.

Basilica di San Vitale (Roma)

Si tratta di una delle chiese maggiormente sacrificate dalle sistemazioni successive il 1870, che l’hanno praticamente seppellita sotto al livello stradale diversi metri sotto il livello della strada in via Nazionale.

Si tratta di una delle chiese maggiormente sacrificate dalle sistemazioni successive il 1870, che l’hanno praticamente seppellita sotto al livello stradale diversi metri sotto il livello della strada in via Nazionale.

Vi si accede infatti tramite la scalinata che scende al portico paleocristiano ripristinato.

Fu costruita sotto papa Innocenzo I (401-417), ricostruita sotto Leone III (795-801) e ridotta di dimensioni da Sisto IV nel 1475.

La chiesa passò nel 1598 ai Gesuiti per il loro noviziato e questi la collegarono con un giardino all’altra chiesa di S. Andrea al Quirinale.

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere (Roma)

La fondazione della basilica fu decisa da papa Pasquale I intorno all’anno 817, mentre il portico, il campanile e parte dell’annesso convento furono costruiti da papa Pasquale II a cavallo del 1100.Alla basilica si accede entrando nel quadriportico settecentesco che racchiude un giardino con piscina contenente al centro un vaso d’epoca romana

La chiesa fu ricostruita nel IX° secolo da Pasquale I°. La facciata barocca, di Ferdinando Fuga, ha un portico con quattro colonne ioniche e due pilastri con capitelli corinzi.

Il campanile in laterizio, a cinque ordini, del XII° secolo; tre sono le Navate con volta a botte ribassata. L’altare maggiore sormontato da un baldacchino gotico con quattro colonne di marmo nero e bianco è di Arnolfo Di Cambio. La Basilica di S. Cecilia sorge sopra una domus romana probabilmente proprietà della famiglia di S. Cecilia convertita al cristianesimo e viene menzionata come luogo di culto già dal 499.

La fondazione della basilica fu decisa da papa Pasquale I intorno all’anno 817, mentre il portico, il campanile e parte dell’annesso convento furono costruiti da papa Pasquale II a cavallo del 1100.Alla basilica si accede entrando nel quadriportico settecentesco che racchiude un giardino con piscina contenente al centro un vaso d’epoca romana.

L’interno si presenta a tre navate, la centrale molto spaziosa e luminosa e la volta settecentesca mostra al centro l’affresco “L’incoronazione di S. Cecilia” opera di Sebastiano Conca (1725). Una splendida balaustra del 1600 marmorea divide la navata dal presbiterio impreziosito dal famoso ciborio di Arnolfo di Cambio (1293), sotto l’altare c’è il sepolcro di S. Cecilia con la scultura della santa riprodotta nella posa in cui venne ritrovata la salma nel 1599.

Basilica di Santa Balbina all’Aventino (Roma)

Nel corso del seicento la chiesa venne del tutto abbandonata perdendo larga parte dei suoi arredi medievali, per essere di nuovo restaurata nell’ottocento, insediando nell’ex convento un ospizio per anziani, tuttora esistente, fino ad arrivare ad un esteso restauro nel 1927/1930 ad opera di Antonio Munoz, che ridiede un aspetto medievale alla chiesa, a prezzo di ampi rifacimenti.

Di aspetto assai spoglio, questa antichissima chiesa sorge sopra un ramo laterale della Passeggiata Archeologica, in vista delle Terme di Caracalla.

La prima citazione di una chiesa dedicata alla martire romana Balbina, risale al 595, ma probabilmente la chiesa esisteva già nel 499. Numerosi interventi di pontefici sono ricordati per tutto l’alto medioevo, ma nel XII secolo crollò l’abside con il mosaico primitivo. In quel tempo vi era insediata una comunità di monaci greci, in un monastero fortificato come quello dei SS. Quattro Coronati.

Ulteriori restauri si ebbero alla fine del quattrocento e del cinquecento, necessari perché la chiesa versava spesso in condizioni di semi abbandono sorgendo in un area spopolata e malsana.

Nel corso del seicento la chiesa venne del tutto abbandonata perdendo larga parte dei suoi arredi medievali, per essere di nuovo restaurata nell’ottocento, insediando nell’ex convento un ospizio per anziani, tuttora esistente, fino ad arrivare ad un esteso restauro nel 1927/1930 ad opera di Antonio Munoz, che ridiede un aspetto medievale alla chiesa, a prezzo di ampi rifacimenti.

Basilica di San Pietro in Vincoli (Roma)

Celeberrima per la presenza del Mosè michelangiolesco, questa chiesa sorge in una bella posizione appartata, al sommo del Fagutale, estremo sperone occidentale del colle Esquilino.

Celeberrima per la presenza del Mosè michelangiolesco, questa chiesa sorge in una bella posizione appartata, al sommo del Fagutale, estremo sperone occidentale del colle Esquilino.
E nota anche come basilica Eudossiana, in memoria dell’evento avvenuto sotto l’imperatrice Eudossia, nel V secolo, quando le due metà delle catene con cui S. Pietro fu imprigionato a Roma, poste a contatto, si saldarono miracolosamente, e a motivo di ciò fu costruita l’attuale basilica per conservarle, da cui anche l’appellativo «in vincoli».

Scavi archeologici hanno messo in luce sotto il pavimento della basilica attuale due fasi costruttive precedenti, una del III secolo con un’aula absidata, forse la primitiva domus ecclesiae sorta sul luogo, e una del IV secolo, con resti di una basilica a tre navate, poi distrutta nel secolo successivo per dar luogo alla basilica odierna.

L’edificio subì numerosi interventi nel Medioevo, ma un rimaneggiamento globale fu effettuato a metà del Quattrocento per proseguire fino al 1475. Infine, nel 1705, fu costruito l’attuale soffitto.

Basilica di San Nicola in Carcere (Roma)

Si trova lungo via del Teatro di Marcello ed è di origine assai antica, e la intitolazione al santo taumaturgo di Bari fa pensare sia sorta come chiesa di rito greco, stante la presenza in zona di una numerosa comunità di origine bizantina.

Si trova lungo via del Teatro di Marcello ed è di origine assai antica, e la intitolazione al santo taumaturgo di Bari fa pensare sia sorta come chiesa di rito greco, stante la presenza in zona di una numerosa comunità di origine bizantina.

Il nome si riferisce alla esistenza, in età medievale, di un vicino carcere. Fu ricostruita nel 1128, per essere poi trasformata nel 1599, quando fu costruita la facciata attuale su disegno dì Giacomo Della Porta.

Ulteriori restauri nell’Ottocento portarono alla scoperta dei templi romani su cui la chiesa sorge, mentre nel 1934 venne ripristinata la torre-campanile medievale che conserva ancora due campane del 1286.

Basilica di San Crisogono (Roma)

La chiesa di San Crisogono fu costruita tra il 1123 ed il 1129 sopra una preesistente basilica del V secolo; restaurata agli inizi del ‘600, quando fu aggiunta la facciata a timpano sormontata dagli stemmi e dai simboli della famiglia Borghese.

La chiesa di San Crisogono fu costruita tra il 1123 ed il 1129 sopra una preesistente basilica del V secolo; restaurata agli inizi del ‘600, quando fu aggiunta la facciata a timpano sormontata dagli stemmi e dai simboli della famiglia Borghese.

L’ interno conserva alcune pregevoli opere attestanti vari periodi dell’ arte romana: una Madonna col Bambino tra i Ss. Crisogono e Giacomo, ; la Beata Vergine del Cavalier d’ Arpino; la Cappella del Ss. Sacramento, attribuita al Bernini.

Dalla sagrestia è possibile scendere ai resti della basilica del V secolo, dove sono conservati degli affreschi con le storie di S. Benedetto e S. Silvestro.

Chiese del Sacro Cuore del Suffragio (Roma)

La sua istituzione risale ad un incendio che qui si verificò, il 15 novembre 1897, sull’altare addobbato per una funzione religiosa in suffragio delle anime del Purgatorio: ai fedeli parve di scorgere tra le fiamme l’immagine di un volto sofferente ch, spentosi l’incendio, rimase impresso sulla parete affumicata, sulla destra dell’altare.

Costruita in stile gotico tra il 1894 ed il 1917 su progetto di Giuseppe Gualandi, ha una caratteristica facciata irta di guglie. Alla chiesa è annesso il Museo delle Anime del Purgatorio.

La sua istituzione risale ad un incendio che qui si verificò, il 15 novembre 1897, sull’altare addobbato per una funzione religiosa in suffragio delle anime del Purgatorio: ai fedeli parve di scorgere tra le fiamme l’immagine di un volto sofferente ch, spentosi l’incendio, rimase impresso sulla parete affumicata, sulla destra dell’altare.

Il sacerdote francese Victor Janet, rimasto impressionato dall’evento miracoloso, si dette alla raccolta di oggetti sulle quali apparivano impronte che, secondo il suo parere, erano state lasciate dalle anime purganti dei defunti costituendo così questo piccolo museo.

Chiesa di Santa Bibiana (Roma)

La basilica, costruita nel V secolo, per volere di papa Simplicio, sui resti di 11.266 martiri, venne ricostruita da Onorio III nel 1224 e fu ristrutturata nel 1626 da Gian Lorenzo Bernini

E’ una basilica dedicata alla martire del IV secolo, rievocata in un proverbio popolare: “Si piove pe’ Santa Bibbiana, piove quaranta ggiorni e ‘na settimana” e aggiunge: “Si se n’accorgheno li parenti, piove puro pe’ antri venti”, precisazione che fa riferimento ai genitori Flaviano e Defrosa e alla sorella Demetria, anch’essi martiri.

La basilica, costruita nel V secolo, per volere di papa Simplicio, sui resti di 11.266 martiri, venne ricostruita da Onorio III nel 1224 e fu ristrutturata nel 1626 da Gian Lorenzo Bernini.

Nella navata sinistra è conservato il tronco di colonna del martirio, al quale fu legata Bibiana per essere flagellata a morte. E’ consumata dai secoli, ma anche dal raschiamento di quanti nel tempo ne hanno raschiato la polvere per berla sciolta nell’acqua del pozzo che sorgeva nel vicino orto, e con frammenti dell’erba, che cresceva sul terreno bagnato dal sangue della martire.

Era una pozione alla quale si attribuiva un misterioso potere taumaturgico.

Chiesa di San Biagio degli Armeni (Roma)

Restaurata da Alessandro II nel 1702, riedificata nel 1730 da Giovanni Antonio Perfetti, ha il soprannome di San Biagio alla Pagnotta dal XVI secolo, quando fu affidata ai sacerdoti armeni che da quell’epoca nel giorno festivo del santo, il 3 febbraio, distribuiscono ai fedeli piccole pagnotte benedette.

La Chiesa costruita anteriormente al X secolo, fu dedicata al santo di Sebaste il cui culto è inserito nella liturgia romana come santo protettore delle malattie della gola.

Restaurata da Alessandro II nel 1702, riedificata nel 1730 da Giovanni Antonio Perfetti, ha il soprannome di San Biagio alla Pagnotta dal XVI secolo, quando fu affidata ai sacerdoti armeni che da quell’epoca nel giorno festivo del santo, il 3 febbraio, distribuiscono ai fedeli piccole pagnotte benedette.

Ma oltre che per ritirare i “piccolissimi pani efficacissimi” contro tante specie di mali”, i fedeli in quel giorno festivo accendono qui ceri a centinaia davanti all’altare maggiore, sul quale sono esposti diversi reliquari; tra questi il più venerato è quello che contenene un frammento della gola del martire, collocato accanto alla porta per permettere ai fedeli di baciarlo.

Basilica di San Lorenzo in Lucina (Roma)

Questa antichissima chiesa risale al 440 d.C. Questa chiesa fu interamente ricostruita sotto Pasquale II e completata nel 1130 da Anacleto II.

Della prima basilica abbiamo notizia riguardo alla vita di Sisto III, che fece anche una basilica dedicata a S.Lorenzo, con la concessione dell’imperatore Valentiniano II.

La chiesa fu completamente ricostruita una prima volta dal 1115 al 1130. Nel XVII° secolo subì un’altra ristrutturazione che interessò la facciata e tutto l’interno che venne trasformato da tre navate ad una navata unica con cappelle laterali.

Sotto l’altare della prima cappella a destra, è racchiusa in un reliquiario la presunta graticola con la quale S. Lorenzo subì il martirio. Particolare attenzione merita l’altare maggiore costituito da 4 grandi colonne di marmo nero con al centro il “Crocifisso” opera di Guido Reni.
Molti degli affreschi e delle decorazioni risalgono a secoli XIX° e XX. La facciata secentesca è preceduta dal portico a colonne ioniche dell’epoca di Pasquale II.

A destra si leva il campanile romanico, della stessa epoca, restaurato nel novecento. Ai lati del portale d’ingresso, due leoni romanici.

Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (Roma)

La costruzione della basilica è databile al V secolo poggiata sugli edifici preesistenti: suddivisa in tre navate, separate da tredici archi poggianti su dodici colonne, presentava una facciata traforata da cinque arcate sovrastate da altrettante finestre

La Basilica dei SS. Giovanni e Paolo sorge sul Celio ed è dedicata ai due ufficiali romani Giovanni e Paolo, vittime della persecuzione dell’imperatore Giuliano l’Apostata.

La costruzione della basilica è databile al V secolo poggiata sugli edifici preesistenti: suddivisa in tre navate, separate da tredici archi poggianti su dodici colonne, presentava una facciata traforata da cinque arcate sovrastate da altrettante finestre. Anche il portico sorretto da otto colonne con capitelli ionici, risale al XII secolo così come l’abside ed il campanile, che furono completati sotto il pontificato di Adriano IV.

La chiesa subì anche il terremoto del 442 ed il saccheggio dei Normanni nel 1084. L’interno si presenta a tre navate, al centro è posta una lapide in ricordo del luogo dove i due santi subirono il martirio.

Sull’altare maggiore è posta un vasca in porfido che contiene le reliquie dei due martiri.

Basilica dei Santi Quattro Coronati (Roma)

In età carolingia papa Leone IV trasformò radicalmente il complesso. A seguito dei gravi danni prodotti dall’incendio appiccato dalle truppe di Roberto il Guiscardo nel 1084, papa Pasquale II abbandonato un primo tentativo di ricostruzione della basilica con le precedenti dimensioni, la fece ridurre della metà.

Il titolo dei Santi Quattro Coronati a Roma, fu fondato sulle pendici del colle Celio forse alla fine del VI secolo. I nomi dei quattro santi titolari sono Castorio, Sinfroniano, Claudio e Nicostrato, che furono martirizzati nel fiume Sava perchè si erano rifiutati di scolpire la statua d’ Esculapio, sono commemorati l’8 novembre.

In età carolingia papa Leone IV trasformò radicalmente il complesso. A seguito dei gravi danni prodotti dall’incendio appiccato dalle truppe di Roberto il Guiscardo nel 1084, papa Pasquale II abbandonato un primo tentativo di ricostruzione della basilica con le precedenti dimensioni, la fece ridurre della metà.

Nei secoli successivi la basilica fu trasformata e arricchita. Molto importante è l’oratorio di San Silvestro decorato da notevoli affreschi duecenteschi in stile bizantineggiante con “Storie di papa Silvestro e dell’imperatore Costantino I”.

Chiesa di Santa Maria della Consolazione (Roma)

L’origine della chiesa risale al 1385, quando un nobile condannato a morte, Giordanello degli Alberini, pagò due fiorini d’oro affinché un’immagine della Madonna fosse qui collocata per consolare gli ultimi istanti dei condannati a morte.

L’origine della chiesa risale al 1385, quando un nobile condannato a morte, Giordanello degli Alberini, pagò due fiorini d’oro affinché un’immagine della Madonna fosse qui collocata per consolare gli ultimi istanti dei condannati a morte.

Da qui l’origine del nome della chiesa, edificata nel 1470 ed affidata all’Arciconfraternita di S.Maria in Portico della Consolazione e delle Grazie. Dietro l’abside della chiesa è situata una bella edicola dove vi è dipinta la Madonna delle Grazie, opera di Niccolò Berrettoni, risalente al 1658 definita Consolatrix Afflictorum, che fu qui posta a memoria e riconoscenza per la liberazione della città da una terribile pestilenza.

Il dipinto racchiuso da una cornice quadrata sotto un vetro tripartito, rappresenta la Madonna col Bambino con il braccio alzato benedicente. Il quattrocentesco ingresso con cornice marmorea è sovrastato da una lunetta con una Madonna con Bambino.

Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio (Roma)

Gli scavi hanno riportato alla luce, proprio nel punto più importante dell’edificio, al centro dell’abside-esedra, una tomba del tutto eccezionale nel panorama dei sepolcri pavimentali: si trattava di una camera lunga metri 2,70, larga metri 1,40 e profonda circa 3 metri, coperta con volta a botte, che ospitava un sarcofago di marmo liscio, chiuso con coperchio a doppio spiovente.

La chiesa che nel suo breve pontificato Papa Marco fece realizzare sull’Ardeatina riveste un’importanza particolare sul piano storico. Si tratta infatti della prima basilica fondata direttamente da un Pontefice a Roma.

Il Papa, con la costruzione, voleva soprattutto dotare la comunità cristiana di uno spazio destinato alla sepoltura. Si calcola che la basilica dell’Ardeatina potesse accogliere, solo sotto i piani pavimentali, circa 1.600 tombe.

Come le altre sette chiese funerarie costruite in quel tempo nel suburbio romano, anche la basilica di Marco forniva ai fedeli spazi adeguati per la sepoltura in edifici di carattere religioso. Gli scavi hanno riportato alla luce, proprio nel punto più importante dell’edificio, al centro dell’abside-esedra, una tomba del tutto eccezionale nel panorama dei sepolcri pavimentali: si trattava di una camera lunga metri 2,70, larga metri 1,40 e profonda circa 3 metri, coperta con volta a botte, che ospitava un sarcofago di marmo liscio, chiuso con coperchio a doppio spiovente.

Negli scavi la tomba si trovò violata: il coperchio spezzato e ributtato all’interno, il sepolcro privo del minimo resto umano.

Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio (Roma)

La chiesa paleocristiana, dedicata al primo martire Santo Stefano, è situata sul Celio, uno dei più alti tra i sette colli di Roma. La sua architettura, con i suoi tre cerchi concentrici e la forma a croce greca, la fa assomigliare alla basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme e fu costruita su ordine di papa Simplicio tra il 468 ed il 483. La costruzione della Chiesa di colloca intorno al 460 d.C., sotto il regno dell’imperatore Livio Severo (461-465 d.C.).

L’idea di un edificio a forma di croce nasce in questo periodo ed è particolarmente usato nelle strutture dedicate alle memorie dei martiri. Sulle pareti del muro perimetrale, vi sono 34 affreschi raffiguranti le persecuzioni afflitte dagli imperatori romani ai martiri. Di particolare interesse la cappella dei Santissimi Primo e Feliciano.

Nel XIV secolo il complesso era pericolante e così nel 1453 papa Niccolò V incaricò l’architetto e scultore fiorentino Bernardo Rossellino di restaurare tutto il complesso.

Basilica di San Bartolomeo all’Isola (Roma)

Il pozzo presente nella basilica, probabilmente risale all’epoca romana e le sue acque erano ritenute taumaturgiche. Quasi completamente distrutta da una piena del fiume Tevere nel 1557, fu rimodernata nel 1624 da Orazio Torriani.

La basilica di San Bartolomeo all’Isola sorge a Roma, sull’Isola Tiberina. Da secoli sull’Isola Tiberina esisteva un tempio dedicato ad Esculapio, ed erano numerosi coloro che visitavano il luogo sacro per implorare la propria guarigione. Nel 998 l’imperatore tedesco Ottone III edificò la chiesa per accogliere i resti di due martiri: San Bartolomeo apostolo, il cui corpo è custodito nell’altare maggiore, e Sant’Adalberto, vescovo di Praga.

Il pozzo presente nella basilica, probabilmente risale all’epoca romana e le sue acque erano ritenute taumaturgiche. Quasi completamente distrutta da una piena del fiume Tevere nel 1557, fu rimodernata nel 1624 da Orazio Torriani.

Il campanile romanico a trifore è del XII secolo. L’interno della chiesa è diviso in tre navate e il soffitto a cassettoni è ricco di dipinti ed affreschi.

Chiesa di Santo Spirito in Sassia (Roma)

La Chiesa di Santo Spirito in Sassia fu ricostruita da papa Sisto IV in l’occasione del Giubileo dell’anno 1475, e successivamente da Paolo III, che commissionò i lavori della chiesa ad Antonio di Sangallo. La terza cappella sulla destra è attualmente consacrata alla Divina Misericordia e a Santa Suor Faustina.

Nel Santuario del Santo Spirito in Sassia sono custodite tre reliquie: una piccola usata per la venerazione pubblica dei fedeli dopo la recita della coroncina alle ore 15.00 di ogni giorno; il grande reliquiario della Canonizzazione di Suor Faustina, custodito nella cappella di Gesù Misericordioso; il grande reliquiario a forma di mezzo busto con l’effige di S. Faustina, usato per le missioni della Divina Misericordia in Italia e all’Estero.

Il santuario si trova nelle vicinanze della Piazza di San Pietro. Già nell’VIII secolo esisteva qui una chiesa dedicata alla Santissima Vergine Maria, chiamata Santa Maria in Sassia.

La Chiesa di Santo Spirito in Sassia fu ricostruita da papa Sisto IV in l’occasione del Giubileo dell’anno 1475, e successivamente da Paolo III, che commissionò i lavori della chiesa ad Antonio di Sangallo. La terza cappella sulla destra è attualmente consacrata alla Divina Misericordia e a Santa Suor Faustina.

L’interno della chiesa è a navata unica, con nove cappelle laterali e un profondo presbiterio absidato.

Basilica di Santa Sabina (Roma)

È una basilica paleocristiana eretta da Pietro d’Illiria tra 422 e 432 su una domus di una matrona romana, identificata con la santa umbra. Nel 1222 Onorio III la diede a San Domenico, e negli anni immediatamente seguenti vennero costruiti il campanile, poi modificato nel ‘600, e il chiostro.

È una basilica paleocristiana eretta da Pietro d’Illiria tra 422 e 432 su una domus di una matrona romana, identificata con la santa umbra. Nel 1222 Onorio III la diede a San Domenico, e negli anni immediatamente seguenti vennero costruiti il campanile, poi modificato nel ‘600, e il chiostro.

L’impianto a tre navate divise da 24 colonne recuperate dal vicino tempio di Giunone Regina, non venne modificato dai restauri di Domenico Fontana e di Borromini . È dotata di una porta che è la più antica che si conosca di una chiesa cristiana, realizzata al tempo della costruzione della chiesa (422-432) e giunta sino a noi solo con alcune aggiunte dell’ XI sec.

Presenta 18 dei 28 riquadri originari che illustrano Scene dell’Antico e Nuovo Testamento, e viene attribuita a un maestro classico-ellenista. Un’eccezionale scoperta del 2010, rinvenuta sotto l’intonaco, raffigura la Vergine col Bambino, ai lati dei quali sono le sante Sabina e Serafia, con a sinistra i due committenti, l’arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio e a destra il papa regnante.

Basilica di Sant’Ippolito all’Isola Sacra (Roma)

La Basilica di S.Ippolito fu riportata alla luce agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, presso l’ antica fossa Traiana nell’Isola Sacra. Costruita tra la fine del IV e gli inizi del V secolo, è la Basilica paleocristiana più importante del suburbio.

La Basilica di S.Ippolito fu riportata alla luce agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, presso l’ antica fossa Traiana nell’Isola Sacra. Costruita tra la fine del IV e gli inizi del V secolo, è la Basilica paleocristiana più importante del suburbio.

La basilica a tre navate con abside, conserva tracce della cattedra episcopale e del battistero costruito in una fase successiva. Nel XVI secolo il campanile venne usato come torre di avvistamento murando tutte le finestre.
All’interno della basilica sono stati rinvenuti resti di epigrafi e reperti scultorei di pregio che si conservano nel vicino Antiquarium, dove spicca, per importanza, il ciborio carolingio realizzato durante il pontificato di Leone III.

L’importanza del culto è testimoniata dal ritrovamento sotto l’altare, di un sarcofago contenente le reliquie del santo. Dal 1988 sono conservate nella chiesa di S.Ippolito e Lucia.

Chiesa di San Giovanni a Porta Latina (Roma)

L’elemento più importante per la chiesa è costituito dal ciclo di affreschi che, sebbene sia giunto solo in parte ai nostri giorni e restaurato dopo la sua scoperta, nel 1905, costituisce uno dei più importanti insiemi superstiti della pittura medievale in Roma.

Piccola chiesa che secondo la tradizione sarebbe stata costruita da papa Gelasio in relazione al vicino tempietto di S. Giovanni in Oleo, dove l’evangelista avrebbe subito il martirio.

La chiesa fu ricostruita nell’VIII secolo, sotto papa Adriano I e nuovi interventi si ebbero alla fine del XII, sotto Celestino III al quale risale l’edificio nel suo aspetto attuale. Nei secoli successivi la chiesa subì vari periodi di decadenza e numerosi interventi di restauro, fino a quando nel 1905 fu iniziato un ripristino sistematico che portò alla riscoperta di preziosi affreschi medievali.

La chiesa è preceduta da un sagrato, a sinistra del quale è un pozzo la cui balaustra risale al IX secolo. Sulla sinistra della chiesa, il campanile romanico, pertinente alla ricostruzione del XII secolo. L’elemento più importante per la chiesa è costituito dal ciclo di affreschi che, sebbene sia giunto solo in parte ai nostri giorni e restaurato dopo la sua scoperta, nel 1905, costituisce uno dei più importanti insiemi superstiti della pittura medievale in Roma.

Chiesa di San Giorgio in Velabro (Roma)

L’edificio attuale fu ricostruito sotto Gregorio IV e all’inizio del duecento vi fu aggiunto il portico, mentre il campanile romanico è del secolo precedente. L’ interno è il risultato dei restauri eseguiti nell’ottocento e negli anni venti del ventesimo secolo.

La fondazione della chiesa viene fatta risalire al VII secolo ad opera del papa Leone II il quale la dedica a S. Sebastiano ed a S. Giorgio. E’ probabile che la costruzione abbia utilizzato strutture murarie preesistenti, appartenenti ad un edificio civile di epoca classica.

Il papa Zaccaria trasferisce dalla Cappadocia la testa del martire Giorgio che colloca nella chiesa. Tra la fine del Duecento ed i primi anni del Trecento, si esegue l’affresco nell’abside donato dal cardinale Giacomo Gaetano Stefaneschi ed attribuito al Cavallini.

Nella metà del XIII secolo viene eretto anche il campanile. Tra il 1923 ed il 1926, il monumento è oggetto di un radicale intervento di restauro. Fu dedicata a S. Giorgio sotto papa Zaccaria e doveva essere di rito greco, come attestano le numerose iscrizioni in questa lingua.

L’edificio attuale fu ricostruito sotto Gregorio IV e all’inizio del duecento vi fu aggiunto il portico, mentre il campanile romanico è del secolo precedente. L’ interno è il risultato dei  restauri eseguiti nell’ottocento e negli anni venti del ventesimo secolo.

Mausoleo di Santa Costanza (Roma)

La chiesa che era originariamente un mausoleo sarebbe stato costruito tra tra il 337 ed il 351 d.C. probabilmente dalla figlia di Costantino, vicino al cimitero di Sant’Agnese fuori le mura, dove Saint’Agnese, che aveva guarito il padre , era stata sepolta

Costanza era venerata come santa, il mausoleo fu dedicata a lei e consacrato come chiesa nel 1254 da papa Alessandro IV.

La chiesa che era originariamente un mausoleo sarebbe stato costruito tra tra il 337 ed il 351 d.C. probabilmente dalla figlia di Costantino, vicino al cimitero di Sant’Agnese fuori le mura, dove Saint’Agnese, che aveva guarito il padre , era stata sepolta.

Nel 1620, la chiesa fu restaurata ed in quell’occasione il magnifico Sarcofago di Costanza, in porfido rosso decorato con motivi cristiani, venne spostato ai Musei Vaticani.

L’edificio, a pianta centrale circolare, è coperta da una cupola emisferica con tamburo, su cui si aprono dodici finestroni arcuati. La nicchia di fronte all’entrata ospita la copia in gesso del Sarcofago di Costanza il cui originale è conservato nei Musei Vaticani.

Chiesa di Sant’Agnese in Agone (Roma)

E’ santuario dal V secolo, da quando venne identificato in questo luogo, il luogo della morte della santa che fu martirizzata tra l’anno 303 e il 304 sotto Diocleziano.

È ubicato in rione Ponte a Roma.

E’ santuario dal V secolo, da quando venne identificato in questo luogo, il luogo della morte della santa che fu martirizzata tra l’anno 303 e il 304 sotto Diocleziano.

Il teschio è oggi visibile attraverso un vetro del reliquiario posto sopra l’altare a lei dedicato.

All’interno della chiesa vi è la “Cappella della santa testa” dove si venera il capo di S. Agnese.

Fu Callisto II che trasformò l’antico oratorio in basilica con portico che venne consacrata nel 1123. L’attuale basilica a pianta centrale, fu voluta da Innocenzo X nel 1652.

Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio (Roma)

La chiesa é situata sull’Aventino poco distante dalla chiesa di Santa Sabina.
L’edificio originario, probabilmente risalente a prima del X secolo, venne rimaneggiato più volte nel corso dei secoli.

La chiesa é situata sull’Aventino poco distante dalla chiesa di Santa Sabina.
L’edificio originario, probabilmente risalente a prima del X secolo, venne rimaneggiato più volte nel corso dei secoli.

Nel 1750 fu ristrutturata da Tommaso de Marchis con un intervento che smantellò in buona parte il primitivo impianto, di cui si conserva ancora la cripta. La facciata è preceduta da un portico sormontato  da una balaustra oltre la quale si eleva il bel campanile romanico del XIII secolo.

L’interno settecentesco, diviso in tre navate, conserva ancora parte del pavimento cosmatesco e due colonnine, anch’esse cosmatesche, nell’abside.

Nella navata sinistra si trova un pozzo, ritenuto della casa di sant’Alessio, e, custodita entro una grande teca di vetro sostenuta da angeli e putti, una scala di legno sotto cui egli avrebbe dormito per anni. Nella cripta si trovano invece le reliquie di san Tommaso di Canterbury.

Cappella del Crocifisso in San Marcello al Corso (Roma)

La precedente struttura romanica distrutta da un incendio nel 1519 venne ricostruita su progetto di Jacopo Sansovino.Ha una sola navata e molte cappelle riccamente decorate su entrambi i lati.
La navata ospita una splendida tomba in stile veneziano di Jacopo Sansovino, dedicata al cardinale Giovanni Michiel.

E’ situata nel rione Trevi, lungo via del Corso.
La tradizione vuole che la chiesa abbia preso il nome dal papa Marcello I e sia sorta, nel 418, sul luogo dove il santo pontefice fu condannato da Massenzio a servire come stalliere.

La precedente struttura romanica distrutta da un incendio nel 1519 venne ricostruita su progetto di Jacopo Sansovino.Ha una sola navata e molte cappelle decorate su entrambi i lati.
La navata ospita una splendida tomba di Jacopo Sansovino, dedicata al cardinale Giovanni Michiel.

La terza cappella a destra ospita degli affreschi di Francesco Salviati con scene di vita di Maria.La decorazione della Cappella del Crocifisso, è opera di Perin del Vaga, allievo di Raffaello.

La decorazione fu interrotta durante il sacco di Roma, nel 1527, e gli affreschi furono completati da Daniele da Volterra e Pellegrino Tibaldi. La facciata concava fu invece opera di Carlo Fontana, che la realizzò tra il 1682 e il 1686 in stile tardobarocco.

Manfredonia-Valle dell’Inferno-S. Giovanni Rotondo: i luoghi della conversione di San Camillo de Lellis

Non tutti forse lo sanno, ma le storie di San Camillo de Lellis e San Pio da Pietrelcina hanno qualcosa in comune. San Giovanni Rotondo è ben nota per essere il luogo in cui operò ed è sepolto San Pio da Pietrelcina

Non tutti forse lo sanno, ma le storie di San Camillo de Lellis e San Pio da Pietrelcina hanno qualcosa in comune. San Giovanni Rotondo è ben nota per essere il luogo in cui operò ed è sepolto San Pio da Pietrelcina.

La città di Padre Pio, tuttavia, insieme alla vicina Manfredonia e alla valle che si frappone fra le due località, la cosiddetta Valle dell’Inferno, sono state teatro di eventi fondamentali nella vita di un altro grande uomo e Santo: Camillo de Lellis.

Proprio qui, lungo la via che porta da San Giovanni Rotondo a Manfredonia, il 2 febbraio 1575, l’allora venticinquenne Camillo si converte, decidendo di prendere i voti e di dedicare la sua vita all’assistenza dei più poveri e ammalati.

Ridotto in miseria a causa della sua passione per le carte e il continuo vagabondare lungo la penisola italiana, Camillo si trovava a mendicare di fronte alla cattedrale di Manfredonia, quando un nobile del posto, vedendolo in quelle condizioni, gli offrì di lavorare alla costruzione del convento dei Cappuccini della città. Durante i lavori, a Camillo fu commissionato il trasporto di vettovaglie al convento di San Giovanni Rotondo, dove passò la notte del 1 febbraio, proprio nella cella numero 5, abitata poi proprio da Padre Pio per anni. Durante quella notte Camillo ebbe un colloquio con il guardiano P. Angelo, che lo scosse profondamente. Nessuno conosce il contenuto delle parole che si dissero i due uomini. Quello che si sa è che il giorno seguente, mentre faceva ritorno a Manfredonia, in un luogo come la Valle dell’Inferno, roccioso e inospitale, Camillo cambia improvvisamente rotta alla sua esistenza e fa di sé un rivoluzionario della carità e dell’assistenza sanitaria.

La Valle dell’Inferno, denominata in questo modo perché nel periodo estivo vengono raggiunte temperature molto elevate a causa della scarsa ventilazione, è una gola progressivamente più profonda e impervia man mano che si procede verso il luogo della conversione di San Camillo. Un luogo molto suggestivo, dato l’aspro ambiente roccioso e gli aridi pascoli, uno scenario ideale per la meditazione e la riflessione, in grado di nutrire lo spirito. Un monumento-altare con una grande croce rossa al centro è stato eretto nel 1975 per il quattrocentesimo anniversario della conversione a memoria del momento in cui il Santo patrono degli Infermi fu toccato dalla grazia divina.

E proprio fra il 31 gennaio e il 5 febbraio scorso, nei giorni in cui ricorrono i giorni della conversione, il corpo di San Camillo ha fatto ritorno in Puglia, toccando Manfredonia, e San Giovanni Rotondo e coinvolgendo un gran numero di religiosi e di fedeli nel pellegrinaggio a piedi alla Valle dell’Inferno. Il ritorno delle spoglie di Camillo de Lellis nel Gargano è stato un evento straordinario e organizzato nell’ambito delle celebrazioni del IV Centenario della morte di San Camillo, avvenuta il 14 luglio 1614. L’anno giubilare dei festeggiamenti si aprirà, appunto, il prossimo 14 luglio a Bucchianico, in provincia di Chieti, città natale del “Gigante della Carità” e gemellata con San Giovanni Rotondo dal 2 febbraio 1575.

Ci sono molti motivi per visitare Manfredonia, S. Giovanni Rotondo e i loro dintorni, legati non solo dunque, alla straordinaria figura di S. Pio e alle vicende storico-artistiche delle due città. I devoti di San Camillo, primo infermiere della Storia, ma non solo, potranno visitare luoghi di notevole bellezza paesaggistica e di grande suggestione. Un pellegrinaggio ricco di spunti per il corpo e per l’anima, di sicuro impatto emotivo.
Per scoprire di più sulla straordinaria vicenda biografica del Santo di Bucchianico e sui luoghi che le hanno fatto da scenario, come Manfredonia e San Giovanni Rotondo, potete scaricare l’app iCamilliani, disponibile gratuitamente per tutti gli smartphone, o visitare il sito ufficiale dedicato al IV Centenario della morte di San Camillo, www.camillodelellis.org.

Abbazia di Montecassino – Cassino (Frosinone)

La celebre abbazia benedettina sorge sul monte omonimo, ad una altezza di 519 metri sul livello del mare nel comune laziale di Cassino, in Provincia di

Abbazia di Montecassino – Cassino (Frosinone)

La celebre abbazia benedettina sorge sul monte omonimo, ad una altezza di 519 metri sul livello del mare nel comune laziale di Cassino, in Provincia di Leggi tutto “Abbazia di Montecassino – Cassino (Frosinone)”

Santuario Madonna dell’Olivella – Veroli (Frosinone)

Il Santuario della Madonna dell’Olivella sorge sulla omonima piazzetta fuori dell’antica Porta Piccola di Veroli su una balza che si affaccia in direzione di

Santuario Madonna dell’Olivella – Veroli (Frosinone)

Il Santuario della Madonna dell’Olivella sorge sulla omonima piazzetta fuori dell’antica Porta Piccola di Veroli su una balza che si affaccia in direzione di Leggi tutto “Santuario Madonna dell’Olivella – Veroli (Frosinone)”

Santuario Madonna delle Grazie – Anagni (Frosinone)

L’antica e storica città laziale di Anagni, la cui notorietà è particolarmente legata al celebre episodio dello “schiaffo” di cui fu vittima il pontefice Bonifacio VIII,

Santuario Madonna delle Grazie – Anagni (Frosinone)

L’antica e storica città laziale di Anagni, la cui notorietà è particolarmente legata al celebre episodio dello “schiaffo” di cui fu vittima il pontefice Bonifacio VIII, Leggi tutto “Santuario Madonna delle Grazie – Anagni (Frosinone)”

Santuario Madonna della Sanità – Vallecorsa (Frosinone)

Il Santuario è situato nell’abitato di Vallecorsa, presso l’antico castello in Piazza San Martino. La tradizione popolare vuole che l’affresco della

Santuario Madonna della Sanità – Vallecorsa (Frosinone)

Il Santuario è situato nell’abitato di Vallecorsa, presso l’antico castello in Piazza San Martino. La tradizione popolare vuole che l’affresco  della Leggi tutto “Santuario Madonna della Sanità – Vallecorsa (Frosinone)”

Santa Aurea – Ostia antica (Roma)

L’architetto fu Baccio Pontelli. Santa Aurea acque agli inizi del terzo secolo da una famiglia nobile. Abbracciò la fede cristiana. e fu esiliata ad Ostia, imprigionata,e poi martirizzata, incatenata e annegata in mare.

La chiesa di S. Aurea fu ultimata nel 1483. L’aveva voluta il cardinale francese d’Estouteville che morendo, lasciò l’incarico di completarla al futuro papa Giulio II.

L’architetto fu Baccio Pontelli. Santa Aurea acque agli inizi del terzo secolo da una famiglia nobile. Abbracciò la fede cristiana. e fu esiliata ad Ostia, imprigionata,e poi martirizzata, incatenata e annegata in mare.

Il corpo di Aurea, recuperato, fu sepolto in un terreno di proprietà della Santa che divenne poi un cimitero cristiano.

Nello stesso luogo dove sorge la chiesa di Sant’Aurea fu sepolta Santa Monica, che era nel 387 ad Ostia insieme a Sant’Agostino, suo figlio.

Morì e fu inumata quasi certamente nello stesso luogo dove era stata sepolta Aurea.

La chiesa ha navata unica ed è coperta da capriate lignee decorate da gigli. L’edificio già nell’alto medioevo subì dei restauri: il papa Sergio I fece rifare il tetto e cento anni dopo, Leone III riparò l’interno e l’esterno della basilica.

Santuario Santa Maria in Vivario – Frascati (Roma)

Della decorazione pittorica quattrocentesca restano solo frammenti nel catino absidale e nell’arco trionfale, oltre alle due immagini con San Rocco e San Sebastiano, inserite in una cappella a sinistra dell’ingresso. Nel 1879 sono stati riportati alla luce degli affreschi della fine del XV secolo che decoravano l’abside. La chiesa è già citata nel Liber Pontificalis di Leone IV.

E’ la più antica chiesa di Frascati. L’edificio originario, probabilmente sorto sulle rovine di una villa romana, dopo un primo ampliamento nel XIII secolo, venne completamente ristrutturato alla fine del XV secolo assumendo l’aspetto attuale. La chiesa seicentesca è a pianta basilicale con tre navate, divise da colonne in pietra, e tre absidi.

Della decorazione pittorica quattrocentesca restano solo frammenti nel catino absidale e nell’arco trionfale, oltre alle due immagini con San Rocco e San Sebastiano, inserite in una cappella a sinistra dell’ingresso. Nel 1879 sono stati riportati alla luce degli affreschi della fine del XV secolo che decoravano l’abside. La chiesa è già citata nel Liber Pontificalis di Leone IV.

Ampliata alla fine del ‘400 dal Card. D’Estouteville, fu elevata a cattedrale nel 1538 da Paolo III, titolo conservato fino al 1708. Nel 1656, durante una pestilenza, vennero alla luce due affreschi dei Santi Sebastiano e Rocco che, invocati come patroni, difesero la città dal contagio e da allora la chiesa venne comunemente chiamata San Rocco.

Gravemente danneggiata dalla guerra, fu ricostruita e riportata alla linea primitiva.

Santuario della Madonna delle Grazie – Fabriano (Ancona)

La storia di questa piccola, splendida chiesetta inizia più di due secoli fa, quando, in fondo all’attuale via Madonna delle Grazie (una volta via Birarelli), a Fabriano, era stata collocata dalla pietà popolare, in una Maestà, la Sacra Immagine della Madonna delle Grazie.


La storia di questa piccola, splendida chiesetta inizia più di due secoli fa, quando, in fondo all’attuale via Madonna delle Grazie (una volta via Birarelli), a Fabriano, era stata collocata dalla pietà popolare, in una Maestà, la Sacra Immagine della Madonna delle Grazie.
Di questo quadro, olio su tavola, non si conosce precisamente l’origine e non è quindi neanche un importantissimo cimelio d’arte, ma è stato, è e sarà per sempre un segno, una prova della Fede e della grandissima devozione dei fabrianesi nei confronti la Santissima Vergine Maria.

In Lei tutti confidano trovando rifugio e consolazione. Questa effigie è diventata oggetto di devozione ancora più grande perché la mattina di mercoledì 13 luglio 1796 due pie donne, madre e figlia, sostando in preghiera di fronte a Maria, videro gli occhi dell’Immagine muoversi, come se fosse persona viva. Talmente tanto è stato lo stupore che insieme ad altri passanti avevano provato, che la notizia si diffuse per tutta Fabriano in poche ore.
Precisamente non si sa per quante volte, ma il Prodigio si è ripetuto in tanti momenti diversi della giornata. All’istante si è deciso di costruire una cappellina per accogliere la Sacra Immagine (al posto di un magazzino, momentaneamente riadattato), solennemente collocatavi l’anno seguente, 1797, sopra l’Altare.

 

I miracoli che si susseguirono furono moltissimi, tant’è che nel piccolo Santuario (sito in via Madonna delle Grazie con prolungamento in via delle Conce), erano conservati fino a pochi anni fa, molti ex-voto d’argento (contandoli, da una foto, quelli ai lati dell’altare sono circa 160), segno della costante protezione che Maria offre ai suoi figli.

La tradizione però ha conservato la memoria di altri prodigi pubblicamente accaduti.  Il primo è stato datato poco dopo il miracolo del 13 luglio 1796, prima ancora che si costruisse  il Santuario. Dalmazio Pilati, nel suo libro Santuari della diocesi di Fabriano-Matelica”, scrive infatti che un birocciaio, passando sul ponte del Salnitro (quasi attaccato alla Chiesetta) sotto il quale scorre il fiume Giano, si vide crollare il ponte stesso sotto i piedi per via del torrente in piena, ma implorando la Maestà vicina, che in quella occasione mosse nuovamente le Sue Pupille, ebbe salva la vita. Da notare che si parla ancora di Maestà e non di Santuario.

Tre anni dopo, il 26 giugno 1799, quando le truppe francesi dell’esercito napoleonico, guidate dal generale Monnier, stavano distruggendo Fabriano, il popolo impaurito si mise a implorare incessantemente la Madonna delle Grazie nel suo Santuario e immediatamente, il giorno seguente, ecco avverarsi non uno, ma due prodigi contemporaneamente: ancora una volta l’Immagine prese vita e mosse gli occhi davanti a clero e popolo allibiti; i francesi, come per incanto, cessando ogni forma di sopruso, letteralmente fuggirono da Fabriano. Inoltre, la nostra città è stata liberata dalle truppe nazifasciste proprio il 13 luglio 1944. Molti sono accorsi nella piazza del comune per salutare i soldati neozelandesi e i partigiani, ma tanti, donne e uomini, che i giorni precedenti avevano pregato nella chiesetta della Madonna delle Grazie incessantemente per la fine della guerra, giunta al culmine dei suoi effetti devastanti, andarono a ringraziare Maria perché aveva in poco tempo esaudito le loro preghiere.


Osservando attentamente l’Effigie, il primo sentimento che passa per la mente di chi l’ammira è una virtù che Maria possiede fin dalla Sua Immacolata Concezione: l’umiltà. Il canonico Sante Agostinelli, ne “La cronaca religiosa di Fabriano – 1909”, scrive: “L’Immagine presenta linee regolari, pastosità di colorito, ispira modestia e devozione, mentre all’occhio, tutto dolcezza e amore, pare che sorrida la vita. Rappresenta la Vergine in atto di stringersi al seno con ambo le braccia il Bambino Gesù, il quale a Sua volta Le si avviticchia dolcemente al collo”.

L’Immagine, dopo il sisma del 1997, è stata trasferita nel centro comunitario della parrocchia di san Nicolò. Sul campanile a vela duplice del Santuario sono situati due sacri bronzi dedicati a san Nicolò e a santa Caterina, antecedenti all’erezione del Santuario, nel quale, nel giorno della festa, Papa Pio VI con rescritto del 29 maggio 1799, concesse di celebrare Messe votive in onore della Vergine e dai Pontefici Pio VII e Gregorio XVI venne concessa l’Indulgenza plenaria (alle solite condizioni) a chi avesse pregato nel Santuario il 13 luglio, oltre al titolo stesso di Santuario.
Qui sono presenti anche due foto dell’interno del Santuario scattate prima del bicentenario (1996), da Francesco Angelini (famoso fotografo fabrianese): ora, passando davanti alla Chiesetta, se si osserva da una finestrella, si notano tanti particolari mancanti, come per esempio la balaustra in legno, i vecchi lampadari e la decorazione della parete nella quale era presente l’immagine non più blu con decine di stelle color oro, ma pitturata semplicemente di verde. Dopo il restauro dell’Immagine stessa, non sono più state rimesse sul capo di Gesù e di Maria le splendide corone d’argento e la collana d’oro al collo della Santissima Vergine. Tutto è cambiato: inoltre la Fede, non solo in Maria, ma anche nella Santissima Trinità (come diceva don Luigi Monti nell’omelia della festa del 13 luglio 2012), si è molto affievolita. Speriamo veramente di poter rivedere molto presto aperto e soprattutto officiato il santuario della Madonna delle Grazie, con l’Immagine di Maria lì ricollocata, che ha concesso, concede e concederà ai Suoi devoti ogni grazia e benedizione dal Cielo. Vieni qui riportata una magnifica poesia in vernacolo fabrianese dell’insigne poeta locale Pietro Girolametti:

“La Madonnetta de le Grazie” (di Pietro Girolametti)

Ne la penombre de la Sua Chiesetta
accanto ar vecchio ponte sopra ‘l Giano
risplenne el viso de la Madonnetta
che tante grazzie ha fatto a Fabbriano.

Quanti sospiri e pianti avrai ‘scortato
quante preghiere, quante ‘nvocazzioni,
quante promesse de ‘n cadè ‘n peccato,
per ottené da Te favori e doni !

Nun i lasciato mai a mani vote
chi te ‘mploràa co’ ‘na vera fede,
le grazzie ricevute a tutti è note,
a quilli che ce crede e nun ce crede.

Perdona, o dorce, cara Madonnetta,
s’armani spesso sula e ‘bbandonata,
si tanti non ze ferma pè la fretta,
perdona, o Madre Vergine e Beata.

Te sai che l’omo d’oggi s’è montato
e ‘n zente più la voce de coscenza,
se vanta ch’è ‘l padrone der creato,
‘n s’accorgie che de Te nun po’ fa senza.

 

L’Amore di Gesù e Maria per Fabriano…
 
“Rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con Te!” (Lc. 1,28). Con questo saluto particolare alla Vergine, l’arcangelo Gabriele spiega con chiarezza il motivo della scelta di Dio, che agisce sempre per il bene dell’uomo, la sua completa realizzazione. Maria è stata rivestita della potenza dell’Altissimo e il passo del Vangelo dell’Annunciazione ci fa capire che il Padre non costringe nessuno a compiere la Sua Volontà, perché lascia la libertà ai Suoi figli. Infatti, la Madonna rimane sconcertata da quelle parole, ma l’Arcangelo, rassicurandola, Le conferma l’opera del Cielo, dicendo: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te” (Lc. 1,35). E allora, divenendo la Sposa della terza persona della Santissima Trinità, Madre del Verbo incarnato ed essendo già Figlia prediletta del Padre, Maria consacra, con il sigillo dell’umiltà, la Sua vita all’Amore (1 Gv. 4,8) con quell’espressione che la Chiesa, ogni giorno, ci fa ripetere all’Angelus: “Ecco la Serva del Signore, avvenga per me secondo la Tua Parola!” (Lc. 1,38).
 
Quanti miliardi di volte, dai primi secoli della Chiesa ad oggi, i cristiani hanno venerato la Vergine dicendole: “Ave, o Maria, piena di Grazia …”. La premessa fatta è necessaria per comprendere la ragione della grandezza dei Misteri di Dio, che per la nostra mente sarebbero incomprensibili, senza la Fede (= “arrendersi a Dio” diceva Giovanni Paolo I). Dunque Madre della divina Grazia e Mediatrice per noi presso il Padre. Diciamo così: il cuore delle mamme si commuove sempre ai bisogni dei figli. Poteva non avere compassione la beata Vergine, quando a Cana, vedendo andare in rovina una festa di matrimonio, ha scoperto che mancava il Vino? La risposta di Gesù alla richiesta di un miracolo da parte della Madre può sembrare un po’ seccata, burbera. Maria dice: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv. 2,5), consapevole già allora che ogni volta che si deve rivolgere a Gesù, da Lui ottiene tutto. Ecco perché la Madonna intercede per noi.
Da Nazareth e Cana ci spostiamo a Fabriano, nella contrada dei tintori, della zona del Borgo. Ancora una volta i protagonisti della storia sono sempre loro, Gesù e Maria. All’incrocio tra via delle Conce e l’ex via Birarelli (odierna via Madonna delle Grazie), sulla parete esterna del muro di un magazzino, era stata posizionata in una Maestà (edicola votiva) l’Immagine della Madonna delle Grazie, dai lineamenti dolcissimi. Presenta infatti “linee regolari, pastosità di colorito, ispira modestia e devozione, mentre all’occhio, tutto dolcezza e amore, pare che sorrida la vita. Rappresenta la Vergine in atto di stringersi al seno con le braccia il Bambino, il quale a Sua volta, Le si avviticchia dolcemente al collo” (can. Sante Agostinelli, in “La cronaca religiosa di Fabriano” 12/1909). Del dipinto, olio su tavola di autore ignoto, non si conosce precisamente l’origine. E’ di scuola romana del XVII secolo (1600-1625). Nella calda mattinata del 13 luglio 1796, una mamma con la sua figlioletta si sono fermate a pregare alcuni istanti di fronte al quadretto, chiedendo con Fede una grazia a Dio. Non siamo a conoscenza della loro grave necessità, del bisogno urgente, ma sappiamo precisamente ciò che è accaduto immediatamente dopo la fiduciosa preghiera: l’invocazione di aiuto era stata esaudita dal Padre, che ha concesso subito il favore tanto desiderato. In più per dimostrare che il Cielo accoglie sempre i nostri sospiri, l’Onnipotente ha operato un miracolo strepitoso: gli occhi della Vergine raffigurata nel quadro si sono mossi ripetutamente, per più volte, nell’arco della giornata, prodigio ripetutosi in altre circostanze tremende, in cui Fabriano ha sperimentato il soccorso immediato di Maria. Folle oranti di fedeli si sono recate a constatare il prodigio. Appena un anno dopo, nel 1797, il magazzino è stato trasformato in un tempietto, l’Immagine trasferita all’interno, collocata sopra il piccolo Altare, su cui ha celebrato per primo il rettore della chiesetta, don Francesco Albacini.
 
L’intercessione della Madonnina delle Grazie si è concretizzata in ulteriori occasioni memorabili, innanzitutto poco tempo dopo il 13 luglio 1796, quando ancora il dipinto era collocato nell’edicola. “Stando ad una pia tradizione, per l’intercessione della Madonna, un uomo in pericolo ebbe salva la vita. Il fatto prodigioso così ci è stato tramandato: un birocciaio stava attraversando con il suo carretto il ponte del Salnitro (situato nei pressi della Sacra Immagine, vicino alle Conce) sotto cui scorre il Giano. Per l’irruenza del torrente allora in piena, la struttura crollò trascinandosi dietro il poveretto. Questi, in procinto di essere travolto e di morire annegato, pieno di Fede e con la speranza nel cuore, si rivolse implorante verso la Maestà vicina. Così ebbe salva la vita. Pare, la tradizione ci dice, che anche in quella occasione la Madonna abbia mosso gli occhi, quasi a significare la Sua disponibilità ad accogliere la supplica. E’ certo che a quel 1796 affonda la fioritura o primavera della devozione speciale all’Immagine Miracolosa”. (D. Pilati, “Santuari della diocesi di Fabriano-Matelica”). Il fenomeno mistico si è ripetuto il 26 giugno 1799, quando clero e popolo fabrianesi pregarono la Vergine delle Grazie nella Sua chiesetta per la pace, dato che il generale Monnier dell’esercito Napoleonico, stava distruggendo la città. Tutti rimasero allibiti per il fatto, che poco tempo dopo, l’esercito si ritirò da Fabriano. In più, la data della liberazione della città dai nazisti è proprio il 13 luglio 1944. I giorni precedenti il popolo si era riunito nel Santuarietto, implorando Gesù e Maria per la fine della Guerra, ormai insostenibile; proprio nella data sopra riportata, tanti accorsero a ringraziare “la Madonnetta delle Grazie” per aver salvato Fabriano, mentre in piazza si festeggiava l’arrivo dei partigiani e dei neo-zelandesi. Ricordando, inoltre, i circa 200 ex-voto (cuori d’argento, purtroppo rubati, offerti a Maria per varie grazie personali ottenute tramite la Sua intercessione) presenti nel tempietto, è certo che “Dio vuole che ogni Suo dono sia a noi elargito per le mani della Vergine Maria” (san Bernardo).
 
L’autenticità del prodigio è confermata non solo a livello diocesano, ma addirittura dalla Santa Sede. Con il rescritto del 29 maggio 1799, Pio VI permetteva al rettore don Francesco Albacini (che ne aveva fatto richiesta), in perpetuo, il 13 luglio, la celebrazione di Messe votive in onore di Maria nella chiesina, Pio VII confermava, per quest’ultima, indulgenze e privilegi annessi ma la concessione più importante è stata fatta con il rescritto del 23 gennaio 1841 da Gregorio XVI: l’indulgenza plenaria a chi, confessato e comunicato (pregando secondo le intenzioni del papa), avesse visitato Maria delle Grazie il 13 luglio ed il 16 dicembre (giorno di san Nicolò, secondo il vecchio calendario liturgico). Nel tempietto vicino alle Conce, san Gaspare del Bufalo ha fondato la Pia Unione degli Agricoltori nel 1818, scomparsa intorno alla metà del XX secolo. Inoltre Le celebrazioni del centenario (1896) furono sensazionali, con la presenza del cardinal Luigi Macchi. Le intenzioni di preghiera per la festa del 13 luglio sono infinite: lavoro, vocazioni sacerdotali, famiglie, giovani, defunti, malati, politica. Affidiamo tutto alla custodia premurosa di Maria: protegga sempre la Sua Fabriano!
 
Ecco una canzoncina, dal titolo “La Madonna delle Grazie” (si canta come Vergin Santa)
 
O beata tra tutte le donne
Tu sussurri al nostro triste cuore
la dolcezza, la gioia, la pace
di Dio Padre che siede su nel Ciel!
 
Rit.: Tu proteggi, o Madre di Grazie,
i Tuoi figli o Regina del Ciel! (bis)
 
Una mamma e la sua figlioletta
Te, pregando, o cara Madonnetta,
una grazia ottennero in fretta
i Tuoi occhi, muovendo fai brillar! Rit.
 
Quando un uomo col suo carretto
annegando vicino al Tuo tempietto
grida aiuto a Te che sei lì accanto
gli occhi muovi, “E’ salvo!” fai gridar! Rit.
 
E ancora le armate francesi
devastando i luoghi fabrianesi
con i cuori a Te già protesi
intercedi, è salva la città! Rit.
 
Invocando il Tuo dolce nome
i tedeschi cambiaron direzione
Fabriano è libera e salva
intercedi per noi gran miseri! Rit.
 
O grandiosa sovrana del Cielo,
delle grazie Tu sei il tesoro immenso,
il Tuo Cuore accoglierà è certo
Fabriano se a Te così dirà: Rit.
 
La Sacra Immagine, a causa del terremoto del 1997, è ora custodita nel Centro Comunitario della parrocchia di san Nicolò, in via Romualdo Sassi.
 
Per visitarla, la chiesa è aperta il martedì, giovedì e sabato da circa un’ora prima della Messa (inverno: 17.30; estate: 18.30); la domenica dalle ore 8:15 alle ore 9:15 (santa Messa ore 8:30).
 
Le foto sono state scattate durante un servizio del 1995 dal signor Angelini Francesco.

Un sentito ringraziamento a Francesco Olivieri, autore dell’articolo e delle foto. 

Santuario Madonna delle Grazie – Velletri (Roma)

Tra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300 fu quasi completamente rifatta, come avverrà poi anche alla metà del XVII secolo. Il portale che orna la facciata è opera di Traiano da Palestrina che lo realizzò agli inizi del ‘500. La struttura della chiesa è a tre navate e al suo interno si trovano conservate numerose opere pittoriche soprattutto del XVI secolo, mentre per quello che riguarda gli affreschi medioevali che decoravano la chiesa, sono rimasti solo pochi frammenti.

Santuario Madonna delle Grazie – Velletri (Roma)

La cattedrale è dedicata a S. Clemente Papa vissuto nel primo secolo dopo Cristo; è di origini paleocristiane e fu costruita forse sulle rovine di un tempio pagano.

Tra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300 fu quasi completamente rifatta, come avverrà poi anche alla metà del XVII secolo. Il portale che orna la facciata è opera di Traiano da Palestrina che lo realizzò agli inizi del ‘500. La struttura della chiesa è a tre navate e al suo interno si trovano conservate numerose opere pittoriche soprattutto del XVI secolo, mentre per quello che riguarda gli affreschi medioevali che decoravano la chiesa, sono rimasti solo pochi frammenti.

Particolarmente interessante è il fonte battesimale, composto da un sarcofago di epoca romana. All’interno troviamo anche una cripta romanica che riutilizza colonne romane e nella quale troviamo affreschi risalenti al XIII secolo. Ospita le reliquie dei Santi Ponzano ed Eleuterio.
Nell’ala sud del Palazzo Vescovile, adiacente alla cattedrale, si colloca il Museo Diocesano, con 5 sale ove si conservano arredi sacri, pale, arazzi e tele.

Santuario San Vincenzo – Tivoli (Roma)

Le antiche fonti lo indicano come arcidiacono di papa Sisto II cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il papa nella celebrazione dei riti, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa.

Le antiche fonti lo indicano come arcidiacono di papa Sisto II cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il papa nella celebrazione dei riti, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa.

Possiamo ritenere che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II, Cipriano e tanti altri. Il corpo viene deposto poi in una tomba sulla via Tiburtina.

Il titolo della chiesa ricorda il martire tiburtino, che secondo le fonti venne sepolto al XVIII miglio della Via Tiburtina e di cui si rinvenne il sepolcro presso Montecelio.

Nella chiesa, oltre a San Vincenzo venivano venerati San Sebastiano e Santa Sinforosa.

La chiesa di seguito sconsacrata, venne trasformata in teatro, il cui palcoscenico venne sistemato nell’abside. Il portale era in marmo bianco.

Santuario S.Sinforosa e Figli – Tivoli (Roma)

La chiesa venne costruita nel 1587 per volontà del card. Contarelli, è dedicata a S.Sinforosa e Figli. Fu edificata dai Gesuiti e per questo era detta anche “Del Gesù”. Santa Sinforosa fu martirizzata durante il periodo dell’imperatore Adriano.

La chiesa venne costruita nel 1587 per volontà del card. Contarelli, è dedicata a S.Sinforosa e Figli. Fu edificata dai Gesuiti e per questo era detta anche “Del Gesù”. Santa Sinforosa fu martirizzata durante il periodo dell’imperatore Adriano.

Condotta presso il tempio di Ercole Vincitore, fu schiaffeggiata e poi sospesa per i capelli. Venne poi gettata nell’Aniene ancora viva con un sasso legato al collo. L’edificio venne bombardato durante il secondo conflitto mondiale e gravemente danneggiato.

Sull’altare maggiore era collocata l’opera che raffigurava la santa con i suoi sette figli, opera di G.Piccioni. Andarono distrutte anche le opere dello Zuccari “Martirio di S.Sinforosa e S.Getulio” e “La Gloria del Paradiso”.

In una cappella a sinistra della navata vi era un ritratto della “Madonna della Neve” del Sansovino. Durante il dopoguerra fu demolito ciò che restava della chiesa recando così un danno gravissimo al patrimonio artistico.

Santuario Santa Maria della Portella – Subiaco (Roma)

E’ chiamata “della Portella” per la posizione che occupa all’ingresso del centro abitato. Una costruzione dedicata alla Madonna è attestata già nel 1574 ricordata a seguito della visita pastorale di Alfonso Binarini. La Confraternita della Natività di Maria trovò la sua sede presso la “Madonnella” ovvero il Santuario della Madonna della Portella.

Contrada Maddalena, 00020 Cervara di Roma RM

Il Santuario Santa Maria della Portella è situato alle porte del paese di Cervara, su una antica strada di transumanza che portava a Subiaco, in posizione isolata che domina la Valle dell’Aniene.

E’ chiamata “della Portella” per la posizione che occupa all’ingresso del centro abitato. Una costruzione dedicata alla Madonna è attestata già nel 1574 ricordata a seguito della visita pastorale di Alfonso Binarini. La Confraternita della Natività di Maria trovò la sua sede presso la “Madonnella” ovvero il Santuario della Madonna della Portella.

Esistono documenti che ne attestano la presenza già negli ultimi anni del XVI secolo. La chiesa è semplice e povera, ha due altari e un’immagine della Vergine col Bambino venerata nella festa d’agosto.
A partire dal 1602, ha acquisito la dignità di santuario mariano in quanto la statua in terracotta raffigura una Madonna con Bambino venne ritenuta miracolosa.

Santuario Santa Maria di Compigliano – San Vito Romano (Roma)

Una cappella dedicata alla Madonna di Compigliano sorgeva già nel XVI secolo, subito dopo il miracolo operato dalla Vergine nel donare la parola ad un fanciullo sordomuto. Ai primi del ‘600 fu terminata e munita di una prima facciata.

Via Guido Baccelli – 00030 San Vito Romano (RM)
tel:06 9571236

Una cappella dedicata alla Madonna di Compigliano sorgeva già nel XVI secolo, subito dopo il miracolo operato dalla Vergine nel donare la parola ad un fanciullo sordomuto. Ai primi del ‘600 fu terminata e munita di una prima facciata.

Nel 1790 un notabile del luogo, Sisto Sallustj, fece costruire la Sacrestia, abbellire il presbiterio con eleganti decorazioni in stucco e fece rifare la facciata. L’interno è a tre navate coperto a botte e presenta un’abside con copertura a cupola .

Gli altari laterali sono quattro per lato . Nel 1890, la chiesa fu ampliata con la costruzione delle due navate laterali. L’ultimo intervento documentato è stato il restauro della facciata e l’attuale decorazione della volta nel 1925.

La solenne cerimonia dell’incoronazione della Madonna di Compigliano, è avvenuta il 22 agosto 1948. Nella festa del 22 agosto, in onore della Madonna di Compigliano, l’immagine della Madonna viene portata in processione fino alla chiesa parrocchiale di S. Biagio.

Santuario Madonna Addolorata – Segni (Roma)

La chiesa è costituita da un’unica aula rettangolare con sei cappelle laterali leggermente rialzate. L’altare centrale mostra una tela di autore settecentesco raffigurante Gesù con Maria.

Il Santuario Madonna Addolorata orse nel primo decennio del XVIII secolo, ad opera dei padri dottrinari che abitavano nell’attiguo convento, oggi palazzo municipale.

La chiesa è costituita da un’unica aula rettangolare con sei cappelle laterali leggermente rialzate. L’altare centrale mostra una tela di autore settecentesco raffigurante Gesù con Maria.

Nella chiesa è conservata una tela, definita immagine miracolosa, dell’Addolorata opera di un abile pittore che copiò la “Vergine in Contemplazione” di Guido Reni, inserendo l’elemento della spada che trafigge la Vergine.

Durante la festa in onore della Madonna Addolorata, che si svolge nella terza domenica di novembre, si svolge la processione che parte dalla chiesa del Gesù fino alla Cattedrale.

Santuario San Fortunato Martire – Roviano (Roma)

La chiesa di S. Giovanni Battista Decollato è ubicata a Roviano di fronte al castello, nell’omonima piazzetta. Edificio ad una sola navata, comprende cinque altari uno maggiore dove è custodito il corpo del santo entro una teca di legno con facciata in vetro e quattro laterali. Venne ampliata a più riprese tra il 1606 e il 1709 su progetto di Giovanni da Como ma fonti storiche riportano della sua esistenza già nel XIII secolo.

La chiesa di S. Giovanni Battista Decollato è ubicata a Roviano di fronte al castello, nell’omonima piazzetta. Edificio ad una sola navata, comprende cinque altari uno maggiore dove è custodito il corpo del santo entro una teca di legno con facciata in vetro e quattro laterali.

Venne ampliata a più riprese tra il 1606 e il 1709 su progetto di Giovanni da Como ma fonti storiche riportano della sua esistenza già nel XIII secolo.

Custodisce dal 1834 le spoglie di S. Fortunato Martire donate dal sacrista pontificio Giovanni Augustoni all’arciprete di Roviano. Narra la leggenda, che Fortunato venne ucciso dal padre all’età di 12 anni, a causa della sua fede cristiana.

La festa di S.Fortunato si svolge il secondo lunedì di settembre con solenne processione per le vie del paese.

Santuario Regina della Pace – Palestrina (Roma)

Il Santuario alla Regina della Pace sul monte Scalambra risale al 1976. La statua in bronzo alta m. 6,12 fu eseguita da Giuseppe Fortunato Pirrone.

Il santuario è un monumento alla Pace voluto dagli ex combattenti della seconda Guerra Mondiale.

Il Santuario alla Regina della Pace sul monte Scalambra risale al 1976. La statua in bronzo alta m. 6,12 fu eseguita da Giuseppe Fortunato Pirrone.

In questo santuario ha soggiornato anche la statua della Madonna di Fatima alla fine del suo pellegrinaggio in Italia. Sotto il santuario a quota 1100 mt. sul costone della montagna è presente il santuario dedicato a San Michele Arcangelo, che oltre ad essere il protettore della Madonna è anche il patrono protettore di Serrone, la cui festa si celebra il 29 Settembre.

L’eremo è molto antico e fu prima dedicato a San Benedetto che la leggenda vuole si sia fermato sotto il dirupo in preghiera per alcuni giorni, mentre si recava da Subiaco a Monte Cassino, in compagnia di tre corvi che gli indicavano la strada.

Santuario Vergine della SS. Annunziata – Olevano Romano (Roma)

Un tempo vi era la chiesa di Colle di Maggio del XIV-XV secolo dov’era venerata la Madonna che era apparsa ad una pastorella donandole una rosa. Il miracolo della fioritura di un roveto durante i mesi invernali, convinse la popolazione ad edificare una cappella in onore della Vergine.

Il santuario è posto leggermente a valle del centro storico, fuori della cinta muraria.

Un tempo vi era la chiesa di Colle di Maggio del XIV-XV secolo dov’era venerata la Madonna che era apparsa ad una pastorella donandole una rosa. Il miracolo della fioritura di un roveto durante i mesi invernali, convinse la popolazione ad edificare una cappella in onore della Vergine.

In seguito la chiesa fu abbandonata a causa delle precarie condizioni. Fu costruito un nuovo santuario che assunse il nome di SS. Annunziata in seguito al trasferimento dell’immagine della Madonna di Colle Maggio avvenuto il 25 marzo 1639.

L’immagine ad affresco raffigura la Madonna col Bambino ed è opera di ignoto del XV secolo. L’altare è stato edificato attorno alla pietra su cui, si dice, avvenne un’apparizione della Vergine.

Santuario Santissimo Crocifisso – Nemi (Roma)

Il SS.Crocifisso è stato esposto per la prima volta con solennità il 19 maggio 1669. Opera di Fra Vincenzo Pietrosanti da Bassiano.La leggenda vuole che il frate disperasse di riuscire a fare degnamente il volto del Salvatore. Pregò e andò a dormire, e la mattina dopo trovò il volto già scolpito. Si gridò al miracolo in quanto, alcuni particolari come ad esempio l’interno della bocca, risulterebbe difficilissimo da realizzare solo con scalpelli del ‘600.

Il santuario è annesso al Convento che fu dei Francescani e fu costruito nel 1637 per volontà di Mario Frangipane, signore di Nemi.

In origine era la cappella del Convento, ed era dedicato alla Madonna di Versacarro. In seguito, quando fu scolpito il Crocifisso ligneo, l’intitolazione mutò il nome in SS. Crocifisso. L’edificio religioso è ad aula unica con due cappelle laterali.

Il SS.Crocifisso è stato esposto per la prima volta con solennità il 19 maggio 1669. Opera di Fra Vincenzo Pietrosanti da Bassiano.La leggenda vuole che il frate disperasse di riuscire a fare degnamente il volto del Salvatore. Pregò e andò a dormire, e la mattina dopo trovò il volto già scolpito. Si gridò al miracolo in quanto, alcuni particolari come ad esempio l’interno della bocca, risulterebbe difficilissimo da realizzare solo con scalpelli del ‘600. Inoltre visto da una differente prospettiva, il volto santo ha una diversa espressione, da un lato di sofferenza e dall’altro di sorriso.

Santuario dell’Acqua Santa – Marino (Roma)

Un sentiero consente l’accessibilità ai luoghi partendo da un parcheggio collocato poco sotto il ponte pontificio tuttora utilizzato per raggiungere la via dei Laghi.

In epoca medievale sorsero fortificazioni lungo l’antica via che collegava Marino a Castel Gandolfo. Scavato nel peperino si trova il Santuario della Madonna dell’Acqua probabilmente legato ad un evento miracoloso del XIX secolo.

Un sentiero consente l’accessibilità ai luoghi partendo da un parcheggio collocato poco sotto il ponte pontificio tuttora utilizzato per raggiungere la via dei Laghi.

Nel piccolo Santuario vi e’ custodita un immagine della Madonna con Bambino dipinta su un blocco di peperino ai cui piedi dell’altare vi sgorga una sorgente di acqua purissima ritenuta miracolosa.

Il Santuario ha la caratteristica di essere stato scavato in un blocco di peperino, di cui la zona e’ molto ricca. La costruzione della Chiesa e’ databile intorno al 1200, mentre alcuni rifacimenti sono stati fatti intorno al 1500.

Peghiera per ottenere grazie

Salve, fonte della gioia inesauribile.
Salve, flusso della bellezza indicibile!
Salve, liberazione da tutte le malattie. Salve, o vittoria su tutte le infermita’.
Salve, flusso limpido che santifica i fedeli.
Salve, acqua gustosa per ogni specie di ammalati! Salve, sorgente di sapienza che fughi l’ignoranza.
Salve, urna vivificante della manna.
Salve, libagione e nettare divino!
Salve, tu via per uscire dalle debolezze.
Salve, tu che estingui la fiamma delle infermita’!
Salve, acqua salutare!

(inno bizantino)

Santuario S.Barbara – Montorio Romano (Roma)

La santa che era nata a Nicomedia, durante il regno di Massimiano venne martirizzata con l’amica Giuliana. Il suo corpo fu sepolto nel III secolo nei pressi di una fonte d’acqua che presto divenne meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli.

Diffuso in Oriente, il culto di S.Barbara si diffuse in occidente in epoca bizantina.

La santa che era nata a Nicomedia, durante il regno di Massimiano venne martirizzata con l’amica Giuliana. Il suo corpo fu sepolto nel III secolo nei pressi di una fonte d’acqua che presto divenne meta di pellegrinaggio da parte dei fedeli.

Successivamente per salvare il corpo della santa, che vi era custodito, i suoi resti vennero portati a Rieti.

La primitiva costruzione risale al VI secolo. Nel XVII secolo venne costruita una nuova chiesa dedicata alla santa, vicino a quella più antica ormai divenuta rudere. All’interno della chiesa attuale vi è la fonte d’acqua ritenuta miracolosa.

Santuario Sant’Alessandro – Mentana (Roma)

In questo periodo il Santuario e l’area funeraria annessa erano in funzione. Basti ricordare che alla meta del VII secolo il santuario di S. Alessandro, si trovava inserito insieme a pochissimi altri nel territorio circostante Roma nel circuito di visita dei pellegrini che giungevano nella città per pregare sulle tombe dei martiri.

Secondo la passio del martire Alessandro, scritta tra il V e il VI secolo una certa Severina avrebbe curato la sepoltura di Alessandro, Evenzio e Teodulo.

In questo periodo il Santuario e l’area funeraria annessa erano in funzione. Basti ricordare che alla meta del VII secolo il santuario di S. Alessandro, si trovava inserito insieme a pochissimi altri nel territorio circostante Roma nel circuito di visita dei pellegrini che giungevano nella città per pregare sulle tombe dei martiri.

La basilica di S. Alessandro conservò il suo ruolo di importante centro di pellegrinaggio fino alle sue ultime fasi di vita probabilmente anche dopo la traslazione dei corpi dei nostri martiri, agli inizi del secolo IX ad opera di Pasquale nell’Oratorio di S.Agnese, presso la chiesa romana di santa Prassede.

Santuario Madonna delle Grazie – Gavignano (Roma)

Il Santuario Madonna delle Grazie è all’interno della chiesa di San Rocco che sorge sotto porta Napoletana ed è realizzata a pianta bipartita e dotata di due cappelle: quella di sinistra dedicata alla Madonna delle Grazie e quella di destra a San Rocco (patrono di Gavignano).

Il Santuario Madonna delle Grazie è all’interno della chiesa di San Rocco che sorge sotto porta Napoletana ed è realizzata a pianta bipartita e dotata di due cappelle: quella di sinistra dedicata alla Madonna delle Grazie e quella di destra a San Rocco (patrono di Gavignano).

Le statue dei due Santi sono collocate in apposite nicchie. La Chiesa di San Rocco è diventa un’importante testimonianza degli eventi religiosi registrati nella storia di Gavignano. Nel corso del tempo, all’ edificio vengono apportate alcune modifiche: nei primi anni del secolo XVIII viene innalzato un modesto campanile e sistemata la sacrestia; nel 1736 viene ristrutturata la cappella della Madonna e nel 1854 è modificato l’interno.

Una vera trasformazione si verifica nel 1907 su iniziativa dell’ Arciprete Francesco Sinibaldi con ampliamento della superficie della chiesa ed abbellimento con marmi dell’interno.

Santuario S.Anatolia – Gerano (Roma)

La chiesa custodisce la statua di Sant’Anatolia, affreschi con la storia della santa e antichi reperti di epoca romana come l’altare e l’acquasantiera. La leggenda di fondazione narra che all’abate Leone III gli fu rivelato in sogno dove si trovavano i corpi di Anatolia e Audace.

Ai piedi del paese, in prossimità del prato di sant’Anatolia, si erge il primo edificio sacro del luogo ( VI secolo d.C.), dedicato alla Patrona di Gerano.

La chiesa custodisce la statua di Sant’Anatolia, affreschi con la storia della santa e antichi reperti di epoca romana come l’altare e l’acquasantiera. La leggenda di fondazione narra che all’abate Leone III gli fu rivelato in sogno dove si trovavano i corpi di Anatolia e Audace.

A Gerano fece costruire una chiesa dove vennero depositati i corpi. L’edificio attuale fu costruito nel XVI secolo ad una sola navata, copertura a capriate lignee. Sul Prato di S.Anatolia ogni anno, il 9 e 10 luglio, si rinnova la tradizione della festa e fiera di Sant’ Anatolia.

La manifestazione richiama centinaia di gitani che arrivano a Gerano, con colorati abiti tradizionali e preziosi gioielli in oro e corallo, per venerare la loro Santa.

Santuario Madonna di Capocroce – Frascati (Roma)

L’oggetto di culto è l’immagine della Madonna col Bambino dipinta ad olio su lastra metallica che riproduce l’immagine ad affresco originale andato perduto a seguito del crollo della chiesa nei bombardamenti del 1944.

La leggenda vuole che l’effige della Madonna abbia salvato la cittadina di Frascati dal saccheggio dei Lanzichenecchi dopo il sacco di Roma del 1527.

L’ immagine venne prima posta di un’edicola sacra, poi sullo stesso luogo venne fatta costruire nel 1613 la Chiesa di Santa Maria di Capocroce.

L’ edificio sacro venne abbattuto durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale e ricostruito nella forma che noi oggi possiamo ammirare, con modifiche rilevanti rispetto all’originale.

La chiesa si sviluppava secondo uno schema architettonico a croce latina. L’interno presenta un’unica navata, soffitto ligneo e due cappelle per lato.

L’oggetto di culto è l’immagine della Madonna col Bambino dipinta ad olio su lastra metallica che riproduce l’immagine ad affresco originale andato perduto a seguito del crollo della chiesa nei bombardamenti del 1944.

Santuario Nostra Signora di Ceri – Cerveteri (Roma)

Il 24 Aprile 1992, il Papa Giovanni Paolo II benediceva la corona d’oro offerta dai devoti, e infine il 7 Aprile 1999 il Vescovo Antonio Buoncristiani istituì, con decreto episcopale, la festa di Nostra Signora di Ceri, Madre di Misericordia, Patrona della Diocesi da celebrarsi il sabato seguente la Festa della Natività di Maria.

L’immagine della MADONNA COL BAMBINO venerata in questo Santuario, posto nella seconda cappella della navata di sinistra del Santuario di scuola senese del 1400 è artisticamente pregiato.

Il titolo “Madonna di Ceri” venne mutato in “Madonna della Concezione” e infine, nel 1836, in quello di “Immacolata Concezione”.

Il 7 Dicembre 1986 il vescovo Diego Bona, eleva la Chiesa a Santuario Mariano Diocesano con il titolo Santuario Madonna di Ceri.

Il 24 Aprile 1992, il Papa Giovanni Paolo II benediceva la corona d’oro offerta dai devoti, e infine il 7 Aprile 1999 il Vescovo Antonio Buoncristiani istituì, con decreto episcopale, la festa di Nostra Signora di Ceri, Madre di Misericordia, Patrona della Diocesi da celebrarsi il sabato seguente la Festa della Natività di Maria.

Santuario S.Agata – Cineto Romano (Roma)

Il Santuario di S.Agata è situato nella chiesa di S.Giovanni Battista, in una nicchia dell’altare nella navata destra. Agata era una fanciulla siciliana di 13 anni, alla quale il prefetto di Sicilia Quiniziano nel 251 d.C. impose, come martirio, il taglio delle mammelle.

Il Santuario di S.Agata è situato nella chiesa di S.Giovanni Battista, in una nicchia dell’altare nella navata destra. Agata era una fanciulla siciliana di 13 anni, alla quale il prefetto di Sicilia Quiniziano nel 251 d.C. impose, come martirio, il taglio delle mammelle.

E’ per tale ragione che sant’Agata è particolarmente invocata in caso di mastopatia o per favorire abbondanti flussi di latte.

La leggenda narra che la santa apparve ad una fanciulla intenta a lavare i panni in un torrente chiedendo alla fanciulla di andare ad avvisare il parroco.
Tornata alla fonte la ragazza trovò tutti i panni lavati e le campane della parrocchiale si misero a suonare da sole.

Tutto il paese si recò allora nel luogo del miracolo, dove furono viste le impronte della mano di Agata sopra una roccia, ed anche una statua della santa che una volta portata in chiesa, scomparve misteriosamente e venne successivamente ritrovata sotto un noce fiorito fuori stagione. Sant’Agata si festeggia il 5 febbraio.

Santuario S. Alessandro ad Baccanas – Campagnano di Roma (Roma)

Sono stati rinvenuti nell’800 alcuni pilastrini d’altare databili al IV secolo, che rappresentano l’unico indizio materiale dell’esistenza della basilica di Sant’Alessandro. Alcuni ritrovamenti e le fonti letterarie, permettono di indicare tra il km 29 e 30 della Via Cassia, nella zona compresa tra la località Osteria dell’Ellera e la Posta Pontificia di Baccano, l’esistenza del santuario.

Il santuario non è stato possibile individuarlo, è solo possibile presumere di una basilica martiriale, eretta sulla tomba del santo, documentata nei secoli V-VI nella “Passio Sancti Alexandri”.

Sono stati rinvenuti nell’800 alcuni pilastrini d’altare databili al IV secolo, che rappresentano l’unico indizio materiale dell’esistenza della basilica di Sant’Alessandro. Alcuni ritrovamenti e le fonti letterarie, permettono di indicare tra il km 29 e 30 della Via Cassia, nella zona compresa tra la località Osteria dell’Ellera e la Posta Pontificia di Baccano, l’esistenza del santuario.

Il Martirio di S. Alexandro, Vescovo in Baccano, è avvenuto nel IV secolo d.C. Fu condotto alla villa imperiale situata al 17° miglio della via Cassia, processato, condannato e da lì condotto nel vicus baccanensis ad una fornace prossima alle pubbliche terme (Mansio di Baccano).

Uscito indenne dalle fiamme, viene decapitato poco fuori dall’abitato nei pressi del XX° miglio della via Cassia.

Foto:Interno della Tomba degli Scudi e delle Sedie di Cerveteri (attorno alla metà del VI secolo a.C.) E’ riprodotto l’atrio di una casa “aristocratica” con seggi e scudi appesi alle pareti

Santuario S.Teresa del Bambin Gesù – Anzio (Roma)

La chiesa fu progettata e realizzata dall’architetto romano Alfredo Paoletti e solennemente inaugurato il 6 agosto 1939. Del 1956 il porticato di trifore marmoree e il piazzale. Nel 1959 Giovanni XXIII gli concede il titolo di Basilica minore. Nel 1963 fu Inaugurato il campanile romanico alto 45 metri.

Via S. Teresa, 2
00042 ANZIO
Tel. 06.9846338

Il santuario risale al 17 maggio 1925, quando Teresa del Bambin Gesù fu dichiarata Santa a soli 28 anni dalla morte.

La chiesa fu progettata e realizzata dall’architetto romano Alfredo Paoletti e solennemente inaugurato il 6 agosto 1939. Del 1956 il porticato di trifore marmoree e il piazzale. Nel 1959 Giovanni XXIII gli concede il titolo di Basilica minore. Nel 1963 fu Inaugurato il campanile romanico alto 45 metri.

Nel piazzale dietro l’abside campeggia la statua della Santa, su basamento marmoreo. Il Santuario è in stile romanico, a croce latina con tre navate. Nella facciata un portale in travertino con lo stemma dell’Ordine Carmelitano.

Sull’altare maggiore domina la statua marmorea di Santa Teresa, che stringe, tra un fascio di rose, il crocifisso. La Cappella detta delle Reliquie,contiene i ricordi della Santa: parte di una vertebra, un rosario, il crocifisso.

Si celebra la festa di S. Teresa l’ultima domenica di agosto.

Santuario S.Maria delle Grazie – Anguillara Sabazia (Roma)

Risalente al XVII secolo, la chiesa, a navata unica con altari laterali, conservava all’interno un affresco raffigurante la Madonna con Bambino che nel 1796 avrebbe miracolosamente mosso gli occhi. L’immagine in questione, pur essendo stata sottoposta al restauro dal grande maestro Pico Cellini, è andata perduta.

Viale Reginaldo Belloni, 16-18 – 00061 – Anguillara Sabazia – RM

Si trova sulle rive del lago di Bracciano Anguillara prende il suo nome da una antica villa di epoca romana chiamata Angularia per la vicina posizione al promontorio che disegna un angolo.

Risalente al XVII secolo, la chiesa, a navata unica con altari laterali, conservava all’interno un affresco raffigurante la Madonna con Bambino che nel 1796 avrebbe miracolosamente mosso gli occhi. L’immagine in questione, pur essendo stata sottoposta al restauro dal grande maestro Pico Cellini, è andata perduta.

Oggi si può ammirare un affresco antecedente, coevo alla costruzione della chiesa. Una copia del dipinto, oggi andato perduto, è conservata nella chiesa della Collegiata, e portata in processione il giorno 8 settembre di ogni anno.

Edificio costruito in pietra con tre ingressi in facciata, navata unica con due cappelle laterali. A fianco piccola torre campanaria a pianta quadrata.

Santuario S.Maria della Stella – Albano Laziale (Roma)

Il manto della Vergine è ornato da una stella e da ciò deriva il nome della chiesa. Posto accanto alla Chiesa è il cimitero storico comunale il cui accesso è costituito da un portale classico con colonne di granito e marmi bianchi, che conserva l’iscrizione recante l’anno della sua consacrazione 1833.

Il complesso è posto prospiciente alla cosiddetta detta tomba degli Orazi e Curiazi.

L’altare maggiore della Chiesa, ornato da marmi policromi del ‘700, è di gusto barocco. Alle spalle di questo altare si erge una struttura con timpano che al centro accoglie il quadro della Madonna con Bambino, contornato da angeli.

Il manto della Vergine è ornato da una stella e da ciò deriva il nome della chiesa. Posto accanto alla Chiesa è il cimitero storico comunale il cui accesso è costituito da un portale classico con colonne di granito e marmi bianchi, che conserva l’iscrizione recante l’anno della sua consacrazione 1833.

Il convento e la Chiesa furono costruiti in varie fasi intorno alla metà del XVI secolo, probabilmente ove era sorta la chiesa paleocristina di S. Senatore, sopra le catacombe omonime.

Solo nel 1687 la Chiesa e il convento raggiunsero lo stato attuale.

Santuario San Senatore – Albano Laziale (Roma)

Oggetto del culto fu la tomba del martire. La tipologia del santuario è quella di una piccola basilica sotterranea in un ambiente con arcosolio che ospitò le reliquie di San Senatore

Oggetto del culto fu la tomba del martire. La tipologia del santuario è quella di una piccola basilica sotterranea in un ambiente con arcosolio che ospitò le reliquie di San Senatore.

Le catacombe furono ricavate in una cava di pozzolana dismessa . All’interno, si trovano alcuni affreschi del V secolo, un affresco bizantino databile al IX secolo, diverse iscrizioni sepolcrali pagane e cristiane, un arcosolio della fine del V secolo.

Due cunicoli presso la chiesa di Santa Maria della Stella sono ancora parzialmente scavati.

Inizialmente era una cava di pozzolana e venne riutilizzata come cimitero da parte della comunità cristiana albanense, tra la fine del II sec. d.C. ed i primi del IV secolo.

Santuario S.Maria della Cima – Genzano di Roma (Roma)

L’interno è ad una sola navata e ospita importanti dipinti seicenteschi, tra i quali meritano una particolare attenzione quello posto sull’altare “Madonna in gloria tra i Santi Pietro e Paolo”,opera di Francesco Cozza realizzata nel 1660 e quello collocato nella prima cappella a sinistra, commissionato a Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio; l’opera rappresenta la “Crocifissione tra i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova”.

L’attuale chiesa fu realizzata tra il 1636 ed il 1650 dall’architetto Antonio De Rossi o da Giovanni Anselmi, ambedue allievi del Bernini, in sostituzione di quella più antica.

Una leggenda vuole che l’edificio sia sorto sul luogo dove veniva venerata una Madonna posta su un albero.

L’interno è ad una sola navata e ospita importanti dipinti seicenteschi, tra i quali meritano una particolare attenzione quello posto sull’altare “Madonna in gloria tra i Santi Pietro e Paolo”,opera di Francesco Cozza realizzata nel 1660 e quello collocato nella prima cappella a sinistra, commissionato a Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio; l’opera rappresenta la “Crocifissione tra i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova”.

Nella chiesa è presente un trittico con Salvatore e quattro Evangelisti, particolarmente venerato dagli abitanti di Genzano che attribuiscono alla sua intercessione la cessazione della peste e del colera nel 1867.

Santuario S.Maria Nuova – San Gregorio da Sassola (Roma)

Al centro del chiostro c’è un pozzo dove era convogliata l’acqua piovana che scendeva dai tetti. Oggetto del culto è la scultura in legno di ulivo dell’Immacolata Concezione posta sull’altare maggiore, opera di un religioso francescano, del 1633-41.

Il convento di Santa Maria Nuova sorge sul valico fra la valle di San Gregorio e quella dell’Aniene, risale al 1773 e costruito in più fasi; include la chiesa di Santa Maria Nuova.

Il complesso degli edifici attualmente ha la forma di un quadrilatero; molto bello è il chiostro delimitato, nei suoi quattro lati, da archi un tempo aperti ed oggi in parte chiusi con vetrate.

Al centro del chiostro c’è un pozzo dove era convogliata l’acqua piovana che scendeva dai tetti. Oggetto del culto è la scultura in legno di ulivo dell’Immacolata Concezione posta sull’altare maggiore, opera di un religioso francescano, del 1633-41.

Il convento è dotato di biblioteca. Molto bello il viale d’ingresso con filari di cipressi.

Santuario Madonna del Soccorso – Montelanico (Roma)

L’edificio custodisce nel suo interno un’immagine della Vergine in Trono col Bambino del XV secolo che inizialmente era la cappella a protezione di tale icona. Un tempo, sotto l’altare maggiore, vi era una statua distesa di Santa Rosalia.

Il Santuario della Madonna del Soccorso, sulle pendici nord orientali del paese lungo il corso del Rio conserva dipinti di scuola giottesca del 1200.

I diversi interventi succedutisi nel corso degli anni hanno cancellato, in particolar modo sulla facciata, i segni delle strutture originarie.

L’edificio custodisce nel suo interno un’immagine della Vergine in Trono col Bambino del XV secolo che inizialmente era la cappella a protezione di tale icona. Un tempo, sotto l’altare maggiore, vi era una statua distesa di Santa Rosalia.

L’incoronazione dell’immagine della Madonna del Soccorso, avvenne il 15 settembre 1946.

Il giorno della festa si svolge la processione che porta per le strade del paese la statua della Madonna del Soccorso e quella di San Michele Arcangelo, compatrono del paese.

Santuario Madonna del Gonfalone – Valmontone (Roma)

Conosciuto anche con l’appellativo di “Nostra Signora del Segno” è stato edificato con pianta gotica agli inizi del XVI secolo. In origine il santuario aveva 15 altari, all’interno di altrettante cappelle, ornati con travertino.

Conosciuto anche con l’appellativo di “Nostra Signora del Segno” è stato edificato con pianta gotica agli inizi del XVI secolo. In origine il santuario aveva 15 altari, all’interno di altrettante cappelle, ornati con travertino.

L’unica parte originale, sopravvissuta ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è l’elegante portale con timpano di stile rinascimentale.

All’interno sono da ricordare la zona absidale, salvatasi dalla distruzione, con l’altare maggiore ed un affresco dipinto su un masso di tufo del 1514 della Vergine che allatta il Bambino.

La chiesa fu costruita nel 1508, al di fuori della cerchia muraria, in una località chiamata Prato della Madonna (o Pratone).

Distrutta durante la seconda Guerra Mondiale, è stata ricostruita negli anni ’50.

Santuario della Cappella o di S.Giacomo – Vicovaro (Roma)

Si trova a Vicovaro al centro di piazza San Pietro questo tempietto del XV secolo dedicato a San Giacomo. La costruzione, iniziata da Mastro Simone nel 1440 per volontà di Giovanni Antonio Orsini Principe di Vicovaro, fu portata avanti da Giovanni Traù detto il Dalmata in stile neo-rinascimentale nella parte superiore.

Piazza San Pietro – 00029 Vicovaro (Rm)

Si trova a Vicovaro al centro di piazza San Pietro questo tempietto del XV secolo dedicato a San Giacomo. La costruzione, iniziata da Mastro Simone nel 1440 per volontà di Giovanni Antonio Orsini Principe di Vicovaro, fu portata avanti da Giovanni Traù detto il Dalmata in stile neo-rinascimentale nella parte superiore.

Del Dalmata sono l’archivolto e la lunetta del maestoso portale all’ingresso, il primo con i quattro angeli racchiusi all’interno, e la seconda con il ritratto della Vergine in trono. Due file sovrapposte di nicchie, in cui sono collocate dieci statue per lato sono poste sui lati del portone.

L’interno accoglie nell’altare maggiore la miracolosa immagine della Madonna che si venera col titolo di “Avvocata Nostra”, dipinto ad olio su tela eseguito dall’accademico di San Luca Giacomo Triga nel 1738.

Il santuario rimase chiuso dal 1892 al 1903 a seguito di una controversia giudiziaria.

Santuario S. Abbondio e Abbondanzio – Rignano Flaminio (Roma)

La datazione oscilla tra il X- XI secolo e il XIII- XIV secolo.
L’ambiente, suddiviso in campate da grandi archi ogivali, sorretti da pilastri con capitelli decorati con una croce greca, contiene affreschi del XII secolo.

via di Sant’Abbondio, 00068 Rignano Flaminio (Rm)

Il Santuario venne costruito tra il 300 ed il 399 sulle mura quadrate di un tempio pagano, del quale ancora oggi sono visibili i resti.

All’interno si distinguono due parti che risalgono a distinti periodi di ristrutturazione: la parte posteriore è realizzata in laterizi e marmi altomedievali, mentre la zona absidale è a tufelli.

La datazione oscilla tra il X- XI secolo e il XIII- XIV secolo.
L’ambiente, suddiviso in campate da grandi archi ogivali, sorretti da pilastri con capitelli decorati con una croce greca, contiene affreschi del XII secolo.

All’interno dell’abside sono murate delle sculture risalenti al IX secolo, e sul lato destro si accede in una cripta nella quale si possono ammirare i resti di un bellissimo affresco rappresentante l’arcangelo Michele dai tratti naturalistici sottolineati da colori candidi e lucenti.

Santuario S. Antimo – Montelibretti (Roma)

Nel 1513 S.Antimo venne elevata a collegiata. Nel 1592 il cardinale Caraffa trasferisce le reliquie di S. Antimo a Magliano Nel 1768 monsignor Bruni fece disseppellire un’urna, posta sotto l’altare principale, contenente i resti di più corpi e la fece seppellire nel vicino romitorio.

Nel 1513 S.Antimo venne elevata a collegiata. Nel 1592 il cardinale Caraffa trasferisce le reliquie di S. Antimo a Magliano Nel 1768 monsignor Bruni fece disseppellire un’urna, posta sotto l’altare principale, contenente i resti di più corpi e la fece seppellire nel vicino romitorio.

E’ certo che ancora nel 1870 la chiesa “sfondata e senza porta” e con una campana a terra si ergeva sul colle. Sicuramente molti dei resti pregiati come marmi, travertini e colonne furono usati per edificare la Chiesa Nuova di Montelibretti.

Nei pressi del santuario sorgeva una catacomba chiamata grotta dalla quale, per mezzo di una scalinata, si accedeva alle gallerie sottostanti.

Nel 1904 si decise di richiuderla per motivi di sicurezza ed incolumità dei contadini e pastori che solevano ivi ripararvisi dalle intemperie. Per individuare il luogo dell’ingresso vi si piantò un fico, ancora ben visibile all’inizio degli anni 60.

Santuario S.Maria delle Grazie – Zagarolo (Roma)

La chiesa e l’attiguo convento di Santa Maria delle Grazie, furono costruiti per volontà del Cardinale Giovanni Colonna, Vescovo di Sabina, nel 1200 in sostituzione di un romitorio.

Piazza S. Maria 1, 00039 Zagarolo RM
Telefono: 06.9576565

La chiesa e l’attiguo convento di Santa Maria delle Grazie, furono costruiti per volontà del Cardinale Giovanni Colonna, Vescovo di Sabina, nel 1200 in sostituzione di un romitorio.

Anche in questo complesso, come in altri a Zagarolo, furono reimpiegati, vari reperti di epoca romana: il portico ad esempio è sostenuto da quattro colonne di cui due romane.

Nella chiesa si conserva un trittico opera di un autore ignoto dove sono raffigurati al centro una Madonna con Bambino, conosciuta come Santa Maria delle Grazie, e posta sull’altare maggiore. Secondo la tradizione, è un dono di S. Francesco, di passaggio a Zagarolo, al ritorno dal viaggio in Palestina. Sui pannelli laterali sono raffigurati San Lorenzo e San Giovanni Battista.

Nella cripta della chiesa sono sepolti vari membri della famiglia Colonna, primi fondatori dell’edificio, i cui nomi sono riportati su una grande lapide posta su una parete della sagrestia, e il pittore settecentesco Ludovico Gemignani.

Santuario S.Maria delle Grazie – Marcellina (Roma)

Probabilmente essa venne costruita nel secolo XI, su una precedente cappella edificata a sua volta sulle rovine di una villa romana. Alla fine del Medioevo furono probabilmente effettuate delle trasformazioni dell’impianto, alla facciata fu addossato un edificio, forse residenza dei monaci, costruito con materiali di risulta e anche l’accesso alla chiesa fu mutato.

Piazza Santa Maria, 00010 Marcellina (RM)
Telefono: 0774.424372

Il territorio di Marcellina, compreso quello in cui sorse la chiesa di S. Maria, era proprietà di un certo Domenico. Notizie riguardanti la chiesa di S. Maria in Monte Dominici ci sono fornite da una bolla di Anastasio IV del 1155, con la quale ne venne dichiarata l’immunità fiscale nei confronti dei signori di Palombara e Monticelli.

Probabilmente essa venne costruita nel secolo XI, su una precedente cappella edificata a sua volta sulle rovine di una villa romana. Alla fine del Medioevo furono probabilmente effettuate delle trasformazioni dell’impianto, alla facciata fu addossato un edificio, forse residenza dei monaci, costruito con materiali di risulta e anche l’accesso alla chiesa fu mutato.

La facciata è a capanna, la navata è unica con due altari ai lati e le pareti affrescate. La copertura è a capriate. Nel 1950 la Soprintendenza ai Monumenti del Lazio avviò una campagna di restauri volti a riportare in luce i resti degli antichi affreschi romanici e la struttura muraria originaria, con altri resti di decorazione pittorica risalenti alla fine dell’XI secolo.

L’intervento venne completato nel 1978.

Sacro Ritiro di San Francesco – Bellegra (Roma)

La presenza di San Francesco è testimoniata anche attraverso la trasformazione, ad opera del Santo di Assisi, presso il Sacro Speco, dei rovi in rose, nei quali, per combattere le tentazioni della carne, si gettava San Benedetto. Si giunse all’edificazione della prima Chiesa nella seconda metà del XV secolo, consacrata il 23 agosto 1489 da Mons. Cesare Nacci.

Via Nido dei Santi, 00030 Bellegra RM

Il Sacro Ritiro o Convento di San Francesco di Bellegra, celebre nel mondo cattolico per l’ attività apostolica del Santo, che vi trascorse parte della sua esistenza. Sorge a circa 2 Km dal paese, a 815 m. sul livello del mare, in un fitto bosco di castagni detto «Capelmo-Antera».

L’origine del Convento è legata alla visita di San Francesco d’Assisi al Sacro Speco di Subiaco, citazione che ci proviene dal cronologo benedettino Mirzio, monaco a Subiaco nel 1592.

La presenza di San Francesco è testimoniata anche attraverso la trasformazione, ad opera del Santo di Assisi, presso il Sacro Speco, dei rovi in rose, nei quali, per combattere le tentazioni della carne, si gettava San Benedetto. Si giunse all’edificazione della prima Chiesa nella seconda metà del XV secolo, consacrata il 23 agosto 1489 da Mons. Cesare Nacci.

Un primo ampliamento avvenne nel XVII secolo con l’edificazione di due cappelle, una dedicata a San Francesco e l’altra alla Madonna chiamata ançhe Santa Rosa.

E’ possibile essere accolti per Ritiri spirituali, esercizi spirituali per laici, religiosi, singoli, solo uomini; in struttura religiosa presso collina.
Qui per richiedere informazioni: SACRO RITIRO SAN FRANCESCO – Bellegra

Santuario S.Maria delle Grazie – Camerata Nuova (Roma)

La chiesa è infatti circondata da boschi e sorgeva distante dal vecchio centro abitato, che fu distrutto da un incendio nel 1859. All’interno dell’edificio, sopra l’altare maggiore, è custodito l’affresco della Madonna delle Grazie col Bambino con ai lati i Santi Domenico e Francesco d’Assisi.

 

Località Camposecco, 00020 Camerata Nuova RM

Il Santuario della Madonna delle Grazie è una piccola chiesa Secentesca, meta di pellegrinaggi nel giorno di Pasquetta e tappa obbligata nelle escursioni naturalistiche verso le alture di Camerata Vecchia e della piana di Camposecco.

La chiesa è infatti circondata da boschi e sorgeva distante dal vecchio centro abitato, che fu distrutto da un incendio nel 1859. All’interno dell’edificio, sopra l’altare maggiore, è custodito l’affresco della Madonna delle Grazie col Bambino con ai lati i Santi Domenico e Francesco d’Assisi.

Il piccolo santuario divenne per molto tempo, l’unico rifugio per gli sfollati.

Legate alla Chiesa della Madonna delle Grazie resistono due tradizioni: una è quella di accendervi lumini, la sera della festa, e invocare coralmente “Grazia!”; l’altra è di tenervi una veglia di preghiera delle cosiddette “zitelle” incaricate di chiedere una grazia, per conto di una terza persona

Santuario di Santa Maria Illuminata – Vivaro Romano (Roma)

La tradizione vuole che l’edificazione del santuario sia legata al fortuito ritrovamento della sacra immagine delle Vergine, conservata all’interno della chiesa, il cui culto si fa addirittura risalire all’VIII secolo. Si narra che, per sottrarre l’opera alla sistematica distruzione delle immagini sacre i vivaresi avessero nascosto l’opera nella località “Li Pantani”, facendo credere che fosse andata distrutta.

Strada Provinciale Vivaro-Turanense, 00020 Vivaro Romano RM

Il Santuario di Santa Maria Illuminata sorge sul colle di Santa Maria, a circa 3 km di distanza dal centro del paese. Sebbene non si conosca con esattezza la data di fondazione, la sua origine è comunque molto antica e precede certamente il XIII secolo poiché nel 1262 il Santuario è già citato in una bolla di papa Urbano IV.

La tradizione vuole che l’edificazione del santuario sia legata al fortuito ritrovamento della sacra immagine delle Vergine, conservata all’interno della chiesa, il cui culto si fa addirittura risalire all’VIII secolo. Si narra che, per sottrarre l’opera alla sistematica distruzione delle immagini sacre i vivaresi avessero nascosto l’opera nella località “Li Pantani”, facendo credere che fosse andata distrutta.

Perduta nel tempo la memoria del fatto, sembra che proprio quando la popolazione era in procinto di procurarsi una nuova immagine della Madonna, un luminosissimo fascio di luce guidò i vivaresi fino al luogo segreto. In seguito a questo miracoloso evento la venerata immagine della Vergine venne detta dell’Illuminata.

Dal 1856, in ricordo di tale evento, il 5 agosto si celebra una suggestiva processione notturna illuminata da fiaccole accese.

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